Voltairine de Cleyre, anarchica senza aggettivi vissuta tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, diceva nel suo saggio “Anarchism and American Traditions” che “…lo stato per sua natura tende a diventare una cosa a parte, un’istituzione che esiste per il proprio bene, che depreda le persone, che insegna tutto ciò che può aiutarlo a mantenere il potere.”
Se è vero che l’autorità politica ha raggiunto il suo apice nel ventunesimo secolo, allora qualcuno mi spieghi in cosa consiste questo apice. Perché uno immagina che ogni democrazia liberale che si rispetti abbia un certo grado di trasparenza. Purtroppo per certi sognatori, però, Obama ha altre idee in testa.
Dice Roisin Davis, di Truthdig, “La casa bianca il sedici marzo ha annunciato ufficialmente che il suo ufficio amministrativo non sarà più tenuto a rispettare la legge sulla libertà di informazione (FOIA). L’ufficio avrà solo il compito di archiviare gli atti, comprese le email.”
Tanto per mandare un po’ più a fondo il pugnale nelle spalle degli americani, l’annuncio è arrivato durante la Sunshine Week. Una settimana dedicata, udite udite, allo studio di come lo stato possa incrementare la propria trasparenza.
A peggiorare le cose, Obama ha anche minacciato di denuncia chiunque nel congresso parli apertamente di un accordo commerciale controverso.
Fino a qui, questa assenza di trasparenza resta nella tipicità dell’amministrazione Obama. Tutto quel parlare di “speranza e cambiamento” può essere sembrato carino nel 2008, ma col passare del tempo la gente capisce sempre di più quanto quelle parole fossero finte. Le guerre vanno avanti, la popolazione viene ancora spiata in massa e lo stato americano è ancora ben lontano dall’essere l’istituzione ideale in fatto di trasparenza.
Che ci crediate o no, l’amministrazione Obama ha battuto ogni record in fatto di informazioni negate alla stampa e alle organizzazioni di controllo. Secondo uno studio dettagliato fatto dalla AP Press, l’amministrazione ha battuto il record dell’anno scorso per aver vietato o ristretto l’accesso ai documenti ufficiali. Secondo la AP, “Dai nuovi dati emerge che l’amministrazione ha risposto a 647.142 richieste, il 4% in meno rispetto all’anno prima.”
Con un’istituzione in gran parte senza responsabilità, con la capacità di spiarvi e anche uccidervi, come se ne esce?
Non come pensa qualcuno: chiedendo riforme politiche. Lo stato vuole che tu segua le regole così che non sia lo stato a farlo. È inutile cercare di far fare retromarcia ad un sistema storicamente irresponsabile e costringerlo ad agire in maniera più “democratica”.
Dobbiamo essere noi a mettere su le nostre organizzazioni responsabili che ci aiutino ad affrontare i problemi economici e di giustizia. Dobbiamo usare le forze liberatrici del mercato anticapitalista unite ad idee radicali di sinistra in fatto di solidarietà, azione diretta e aiuto reciproco.
Un buon esempio di queste organizzazioni radicate nella comunità sono le scuole democratiche. Scuole in cui i ragazzi hanno un certo potere decisivo su se stessi e su ciò che vogliono imparare. Il processo a volte comprende l’insegnamento dei sistemi partecipativi, che è dove le loro azioni hanno un seguito. Questi processi d’insegnamento hanno un grande valore perché aiutano, anche se indirettamente, a coltivare una mentalità antiautoritaria.
Dobbiamo non solo cercare di rafforzare queste istituzioni alternative, ma anche costruirne di nuove e di migliori. Così che un giorno possiamo dire, come de Cleyre, “…centinaia di piccole comunità diffuse lungo le linee di trasporto, ognuna che produce per i propri bisogni, con la possibilità di confidare in se stessa e di essere indipendente.”