Nella parodia di Citizen Kane fatta su Saturday Night Live, in un giorno di fiacca giornalistica Charles Foster Kane dice: “Se non ci sono notizie, possiamo inventarle,” e comincia a sparare alla cieca quelli che passano fuori dalla finestra della redazione. Questa è stata la prima cosa a cui ho pensato quando ho letto un articolo su due poliziotti della stradale californiana, in borghese, sbugiardati mentre cercavano di istigare i manifestanti al saccheggio. Il fatto è avvenuto durante una marcia di protesta, svoltasi a Oakland e Berkeley, contro la recente decisione del gran giurì di non processare due poliziotti colpevoli di aver ucciso due neri disarmati.
Non avete letto male: istigavano al saccheggio. Secondo testimoni oculari che hanno filmato e pubblicato la manifestazione sui social media, i due agenti, fingendo di essere dimostranti, agivano da “istigatori al saccheggio” (Courtney Harrop, “Undercover Cops Outed and Pulled Guns on Crowd,” Storify, 11 dicembre 2013). Alcuni manifestanti li hanno individuati e hanno passato parola agli altri. Uno degli agenti, spaventato, è stato immortalato in una fotografia che ha fatto il giro del web mentre tira fuori la pistola e comincia a minacciare quelli che gli stanno attorno.
Quella dei poliziotti che provocano e istigano al crimine è una vecchia storia. Come disse Judi Bari, organizzatore di Earth First!, “chi offre la dinamite sono sempre gli agenti della Fbi.” Dalle proteste di Seattle a dicembre 1999 in poi, nel movimento anti-globalizzazione circolano voci di poliziotti sotto copertura che incitano i manifestanti a sfasciare le vetrine. E poi: Quasi tutte le “cellule terroristiche” scoperte dall’Fbi dall’undici settembre 2001 sono state messe in piedi passo dopo passo da agenti federali. Questi “terroristi” erano spesso così incompetenti che anche con l’assistenza dell’Fbi non sapevano darsi una mano.
Come Charles Foster Kane inventa la notizia laddove non c’è, così lo stato inventa il crimine che altrimenti non esisterebbe.
Lo fa, in primo luogo, per giustificare l’uso della violenza contro le voci critiche: chi protesta contro la globalizzazione corporativa, il movimento Occupy, chi marcia contro l’ingiustizia razziale. Lo stato cerca sempre di infangare ogni movimento che provi a diffondere il messaggio di “Un Altro Mondo Possibile”, o chiunque metta in dubbio la legittimità dell’attuale sistema di potere. Lo fa tacciandoli come “rossi”, “anarchici” e “agitatori esterni”, come avvenuto, se necessario inventando i crimini, durante la repressione post-Haymarket e durante il terrore rosso seguito alla seconda guerra mondiale.
Lo stato deve tenerci nel terrore, perché è così che accettiamo di cedere il potere. Una società composta da persone che si fidano, e non diffidano, l’uno dell’altro, che hanno fiducia nelle proprie possibilità di ottenere sicurezza tramite la cooperazione pacifica con i propri simili, è terreno sterile per il potere statale. Lo stato ha bisogno del crimine, anche se bisogna inventarlo.