Di Kevin Carson. Originale pubblicato il 30 novembre 2023 con il titolo How and How Not to Question the “Mainstream Narrative”. Traduzione italiana di Enrico Sanna.
Per quei pochi che non lo sanno, Russel Brand, un tempo più o meno di sinistra, è uno di quelli che, come Naomi Wolf, ad un certo punto è diventato fornitore di materie prime degli scemenzai (crede nel complotto del “grande reset”, tra le altre cose). Da quando Brand è stato accusato di stupro, nei siti e social di destra i più grulli hanno cominciato a strillare che ce l’hanno con lui perché “contesta la voce ufficiale”.
Il capobranco dei complottisti Alex Jones, tanto per citarne uno, dice: “Adesso che dice cose scomode contro l’industria farmaceutica, i globalisti, il nuovo ordine mondiale, di colpo gli piovono accuse sul groppone.”
Tucker Carlson, beniamino di fascisti e di complottisti paranoici, dice qualcosa di simile: “Criticate l’industria farmaceutica, sollevate dubbi sulla guerra in Ucraina e state sicuri che qualcosa vi succederà.”
Ian Miles Cheong, non solo fascista dichiarato ma anche bugiardo incallito, considerato un profeta da quelli che seguono Andy Ngo e Dinesh D’Souza, proclama drammaticamente:
Hanno perseguitato Tucker Carlson perché ha detto la verità.
Hanno perseguitato Joe Rogan perché parlava della verità.
Hanno perseguitato Jordan Peterson perché dubitava delle loro verità.
Hanno perseguitato Julian Assange e Edward Snowden perché hanno rivelato la verità.
Hanno perseguitato Elon Musk perché ha permesso che si dicesse la verità.
E ora perseguitano Russell Brand perché dimostra che si può arrivare alla verità ponendosi delle domande.
Come Brand, Jimmy Dore è una persona con un passato di sinistra che oggi va in giro a stanare alleanze rossobrune tra “socialisti” e “fascisti”, uno che ama ripetere luoghi comuni complottistici propri della destra. Dice:
da quando quel cominco inglese ha cominciato a picchiare duro contro il potere costituito, sbugiardando l’opinione ufficiale riguardo il Covid, la guerra in Ucraina e l’imperialismo, gli hanno dichiarato guerra. Ora sappiamo che vogliono incastrarlo con una serie di dubbie accuse di stupro di fonte anonima risalenti a tanto tempo fa.
È chiaro “perché il potere costituito avrebbe deciso che Brand deve scomparire dalla scena.”
È lo stesso Brand a chiedersi: “C’è sotto qualche altra ragione?” E continua:
È soprattutto dopo aver visto gli attacchi coordinati dei media, come quando Joe Rogan ha osato prendere un medicinale disapprovato dai media tradizionali e ne ha ricevuto una condanna all’unisono con titoli molto simili, è da allora che capisco quello che da qualche tempo a questa parte continuate a dirmi nei vostri commenti: “Attento, Russell, stanno cercando di incastrarti, ti stai avvicinando troppo alla verità!” … Mi è chiaro, o perlomeno ne ho la sensazione, che esiste la volontà seria e concertata di controllare questi spazi e questo genere di voci, la mia voce ma anche la vostra.
Proviamo a immaginare la scena. Il leader di THEY dice: “Russell Brand si sta avvicinando troppo alla verità. Riguardo il Covid e l’Ucraina, mette in dubbio il discorso che abbiamo impostato sui media. Se continua a cercare la verità e fare domande, finirà per mettere in pericolo il nostro Nuovo Ordine Mondiale. Dobbiamo farlo sistemare come Epstein?”
E le élite dei media tradizionali rispondono: “Non c’è fretta. Forse possiamo estrometterlo come abbiamo fatto con Alex Jones e Joe Rogan. Gli orchestriamo contro una campagna basata su presunte vecchie violenze sessuali rivelate da fonti anonime.”
Uno scenario perfettamente plausibile visto il passato e il modo di operare delle istituzioni. Sarcasmo a parte, però, le citazioni che abbiamo riportato illustrano perfettamente la differenza tra una valida critica di sinistra e i complottismi di destra.
Una cosa è contestare la voce ufficiale diffusa dai media sulla base di analisi critiche come quelle di Noam Chomsky e Edward Herman, che conoscono il funzionamento delle istituzioni e i meccanismi di filtraggio. E una cosa completamente diversa è contestare la voce ufficiale perché un pugno di imbroglioni di destra che scrive sui social e qualche podcast urlato ti ha convinto che una cabala “globalista” si riunisce in uno scantinato per scrivere le veline.
G. William Domhoff, sociologo influenzato (tra l’altro) dallo studioso delle élite di potere C. Wright Mills, diversi marxisti e storici revisionisti della Nuova Sinistra, in un capitolo del suo The Higher Circles (“8. Dan Smoot, Phyllis Schlafly, Reverend McBirnie, and Me”) spiega la differenza tra il suo modo di analizzare le classi di potere e l’approccio adottato dai complottisti di destra. I complottisti ultraconservatori immaginano che a determinare la storia non siano considerazioni materiali come la classe o le strutture istituzionali, ma personalità cabalistiche (i Rothschild, il gruppo Bilderberg e simili) tenute assieme da ideologie esoteriche (il “globalismo”, gli “illuminati” eccetera).
Un esempio della differenza tra i due approcci lo vediamo nel discorso sulle origini della Federal Reserve. Esiste tutto un convincente corpus critico radicale sul ruolo delle banche centrali nel capitalismo, su come diventano indispensabili quando il capitalismo raggiunge un certo grado di sviluppo e sull’influenza dei principali capitalisti sul processo politico che ha portato alla nascita della Federal Reserve; vedi, tra l’altro, quello che hanno scritto James Weinstein, Gabriel Kolko, Martin Sklar e Domhoff. Per contro, troviamo il cliché diffuso a destra (mi è capitato di leggerlo proprio la settimana scorsa su Facebook) secondo il quale i “banchieri centrali” sarebbero al cuore di un ideologizzato complotto “marxista” che punta a centralizzare l’economia sotto il loro controllo. Inutile dire che di Marx ne sanno tanto quanto di banche centrali; o del cambiamento climatico, del conteggio dei voti, dei vaccini, tanto per dire.
In conclusione, i complotti esistono. Ma sono un epifenomeno, un effetto collaterale delle strutture istituzionali, non il motore della storia. E quando esistono, i complotti procedono seguendo coerentemente il funzionamento quotidiano delle istituzioni coinvolte. Quasi tutte le cose brutte che accadono nel mondo sono il risultato del funzionamento automatico delle strutture di incentivi e dei meccanismi decisionali istituzionali, e a metterle in pratica sono persone normali che per campare svolgono attività burocratiche di routine.
Noi anarchici vogliamo cambiare il mondo. Ma per farlo dobbiamo inquadrare il mondo reale, non una sua caricatura.
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