Di Uri Strauss. Originale pubblicato il 21 dicembre 2022 con il titolo Karl Widerquist’s “A Dilemma for Libertarianism”. Tradotto in italiano da Enrico Sanna.
“A Dilemma for Libertarianism” (il dilemma libertario, ndt) di Karl Widerquist, un saggio che merita di essere letto, sottolinea una contraddizione propria del libertarismo sostenitore dei diritti naturali, che è un insieme di principi propugnati da chi aspira a una filosofia politica capitalista basata sui diritti di proprietà.
Alcuni di questi principi:
• L’individuo può detenere legittimamente una proprietà se questa è stata legittimamente presa dalla condizione naturale e trasferita spontaneamente all’attuale possessore.
• L’individuo può godere della proprietà di qualcosa purché così facendo non interferisca con i diritti personali o di proprietà altrui.
• Nessuna persona o stato può influire sul diritto di ognuno di servirsi liberamente della propria proprietà, neanche tramite tassazione o normative.
• Il dovere di promuovere il benessere altrui non esiste.
Secondo Widerquist, uno stato che, con tasse o normative, tocca il diritto alla proprietà privata dei suoi cittadini non si distingue teoricamente da un individuo che, in virtù del monopolio della proprietà, estrae concessioni da altri in cambio del diritto d’uso della sua proprietà. L’unica differenza è nella terminologia. Dunque un libertario sostenitore dei diritti naturali dovrebbe scegliere: accettare la legittimità di uno stato o ripudiare la formulazione classica del diritto alla proprietà individuale.
Un esperimento mentale: il re di Lanai
Immaginiamo un’isoletta abitata chiamata Lanai. Widerquist usa il nome “Gran Bretagna”, ma questo può generare confusione con la più nota isola omonima. Inizialmente, nessuno dei suoi abitanti possiede parti dell’isola. Ad un certo punto, alcune persone cominciano ad appropriarsi di parti dell’isola, acquisendone il diritto di proprietà, finché tutta l’isola diventa proprietà di una parte della sua popolazione. Il titolo di proprietà è assoluto. Dato che lo stato non esiste, ogni proprietario esercita la piena sovranità sul proprio pezzo di terra, e il suo diritto di proprietà non è soggetto a limitazioni da parte di altri.
I singoli proprietari scambiano un pezzo di terra con un altro, o con beni, servizi, o denaro. A volte la lasciano in eredità o la regalano. Finché tutta la terra, dopo una serie di passaggi legittimi, diventa proprietà di una sola persona: un certo Larry.
Ora che è proprietario di tutta la terra, Larry fa qualche modifica terminologica. Si fa chiamare re Larry, definisce gli abitanti di Lanai suoi sudditi e l’isola il suo regno.
In quanto proprietario sovrano della terra, re Larry concede ai suoi sudditi un diritto limitato di possesso della terra, da lui definito “titolo”. Quest’ultimo è un diritto parziale sulla terra, che permette al suo possessore di utilizzarla, darla in affitto, venderla, insomma trattarla come una sua proprietà, ma su cui re Larry esercita quelli che egli chiama “diritti sovrani”: il diritto di “tassare” il possesso della terra e di “regolarne” l’uso. Re Larry chiama “tassazione” la rendita annuale imposta in cambio del diritto sulla terra, e “regolamento” il suo diritto di imporre limiti sull’uso della terra al fine di evitare interferenze con i diritti personali e di proprietà degli altri sudditi.
Il risultato è un ordine che rispetta i diritti di proprietà dei libertari sostenitori dei diritti naturali ma che è sostanzialmente una monarchia che limita il diritto alla proprietà privata di tutti tranne il re. Le tasse e i regolamenti, cose tanto odiate dai libertari, vengono accettati spontaneamente dai sudditi del regno. L’unica “costrizione” è data dalla minaccia di re Larry di impedire a chiunque l’accesso alla terra del regno. Questo non è che un uso legittimo della proprietà privata in linea con la filosofia libertaria, re Larry non è costretto per legge a offrire la sua proprietà per evitare che i sudditi muoiano di fame o di freddo. Se un suddito dovesse servirsi della terra di re Larry senza il suo consenso, evitando tasse e normative, violerebbe i diritti di proprietà del re. Secondo tante interpretazioni libertarie del diritto naturale, commetterebbe il peccato mortale libertario: l’aggressione.
Certo i sudditi possono abbandonare Lanai, che è una monarchia costituzionale e garantisce la libertà personale di tutti. Re Larry non impedisce a nessuno di andarsene. In termini pratici, chiunque può andar via purché abbia un posto dove andare e i mezzi per andarci. Purtroppo, ogni angolo abitabile della terra è solitamente proprietà di qualcuno che non ammette rifugiati sulla sua proprietà e non ha obblighi al riguardo. Come nel mondo reale, gli stati non si occupano di migrazioni ma impongono regole severe sull’immigrazione. Volendo, re Larry potrebbe impedire di fatto l’emigrazione servendosi dello stesso libertarismo. La terraferma più vicina è così lontana che nessuno può andar via a nuoto, e il re potrebbe servirsi della proprietà della terra per imporre il proprio controllo sull’uso delle risorse naturali: il legname degli alberi, il metallo delle miniere, la plastica ricavata dal petrolio e l’acqua dei laghi. Senza queste risorse, chi volesse emigrare non potrebbe costruire una barca abbastanza robusta da sopportare il viaggio fino all’isola più vicina. Il re insomma si troverebbe ad aver realizzato una dittatura libertaria secondo il diritto naturale.
“Ma è assurdo!”
Qualcuno potrebbe obiettare che è assurdo che una persona possa arrivare a possedere tutto lo spazio di un’isola. Io offro due risposte.
Primo, è un’obiezione fuori luogo. Questo è un esperimento mentale che serve a illustrare un problema originato da un insieme di principi filosofici. In termini filosofici, il problema persiste anche se ci sono poche probabilità di incontrarlo nella pratica per ragioni che esulano dai principi presi in esame.
Secondo, perché sorga il problema non occorre che tutta la terra sia proprietà di una singola persona. L’esperimento mentale non cambia se il 95% della popolazione possiede il 100% della terra e istituisce un governo che governi sul restante 5%, o anche se tutti quanti meno uno possiedono tutta la terra e si accordano per sfruttare l’unico escluso. Il problema di fondo, ovvero che qualche proprietario, sulla base dei diritti di proprietà libertari, possa limitare i diritti di proprietà altrui, esiste ogni volta che una o più persone, sfruttando i poteri del mercato, riescono a spingere altri ad accettare un diritto di proprietà limitato da chi ha diritti superiori, sovrani. Abbiamo fatto l’esempio di un monarca per rendere più evidente il caso.
E il mondo reale?
I libertari sostenitori dei diritti naturali, pur accettando il ragionamento teorico, resterebbero probabilmente contrari all’idea di uno stato che impone tasse e normative. Dopotutto, noterebbero giustamente, nella realtà lo stato non nasce da un giusto processo di appropriazione e trasferimento di proprietà ma dalla forza bruta.
Il problema è che lo stesso si può dire della proprietà privata. Secondo Widerquist, quegli stessi libertari che difendono la legittimità dell’attuale regime proprietario privato non possono coerentemente contestare la legittimità degli stati attuali.
Ci sono libertari che riconoscono la generale illegittimità dei regimi proprietari, ma sono rari. La maggior parte accetta lo stato attuale. Questo non perché gli attuali proprietari sono in grado di far risalire la propria proprietà ad un originario legittimo passaggio di proprietà volontario. Le origini della proprietà si perdono nel passato, e non credo che siano molti i casi in cui si possa giustificare la proprietà di un pezzo di terra risalendo ad un atto di appropriazione legittimo. Alle origini di gran parte delle terre c’è indubbiamente un’acquisizione illegittima fatta con la forza, data anche la pratica diffusa e relativamente recente di azioni coloniali, imperialistiche e belliche in tutto il mondo.
Per evitare una situazione di illegittimità diffusa, molti libertari sostenitori dei diritti naturali ricorrono a norme che limitano la possibilità di chi è stato espropriato e dei suoi eredi di contestare l’attuale regime proprietario. Murray Rothbard, ad esempio, nel nono capitolo del suo Ethics of Liberty, ammette la restituzione di una proprietà ottenuta illegittimamente solo in presenza di due condizioni. Primo, bisogna dimostrare che l’attuale possessore non è proprietario legittimo. Secondo, bisogna dimostrare chi invece è il proprietario legittimo o i suoi eredi. Se nessuna di queste due condizioni è soddisfatta, l’attuale possessore della proprietà ottenuta illegittimamente è da considerarsi proprietario legittimo.
Dato un passato di razzie di terre e altro, queste due condizioni rendono difficile se non praticamente impossibile rivendicare la proprietà di gran parte delle terre sulla base del fatto che non sono state acquisite correttamente, anche quando l’illegittimità della proprietà è praticamente certa, questo perché è virtualmente impossibile identificare gli eredi attuali delle persone espropriate. Per cui, chi possiede qualcosa originariamente ottenuta con mezzi illeciti è al riparo dalle conseguenze delle ingiustizie passate.
Applicando coerentemente questi principi, anche gli stati attuali e le loro proprietà sarebbero salvi. Re Larry è semplicemente qualcuno che ha il monopolio della proprietà: la sua condizione monarchica è puramente terminologica. I libertari sostenitori dei diritti naturali non impongono limiti particolari ai monopoli privati, né possono imporli agli stati, a meno che non si faccia distinzione sulla base dei termini. Al contrario, se i libertari insistono che occorre limitare il diritto dello stato di imporre tasse e normative, dovrebbero fare altrettanto con le persone ricche i cui diritti di proprietà permettono loro di estrarre ricchezza e imporre condizioni sfruttando il proprio potere negoziale di grossi possidenti.
Conclusione
Una delle conclusioni di Widerquist è: “Viviamo in un mondo anarco-capitalista in cui gran parte della proprietà è nelle mani di circa duecento aziende chiamate ‘stati’.” L’altra è: “I libertari sostenitori dei diritti naturali hanno sviluppato una tesi a favore del diritto di proprietà così forte che difende anche il diritto di un monarca di possedere un’intero stato.”
Cosa resta ai libertari che vogliono creare un’utopia libertaria basata sulla proprietà privata ma senza lo stato? Niente impedisce a un gruppo di loro di unirsi e creare uno stato in cui tasse e normative sono vietate costituzionalmente. Ma i principi libertari impediscono loro di fare una cosa del genere infrangendo i diritti di qualunque stato esistente. Come dice Widerquist, “creare uno stato libertario togliendo allo stato il diritto di tassare e imporre norme sulla proprietà significa violare l’assioma cardine della dottrina libertaria”, ovvero il principio di non aggressione così come formulato da Rothbard (corsivo dell’originale).
Per dare vita alla loro utopia, i libertari sostenitori dei diritti naturali dovrebbero acquisire non solo la legittima proprietà della terra, ma anche la proprietà suprema, ovvero la sovranità. Per farlo, dovrebbero acquistare i diritti sovrani degli stati attuali. Il fatto che nessun gruppo di libertari finora lo abbia fatto, come nota Widerquist, significa che vivere in un’utopia libertaria semplicemente non vale il prezzo.
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