Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 9 febbraio 2020 con il titolo Combating High Tech: An Agorist Response to the YouTube Strike. Traduzione di Enrico Sanna.
Risposta agoristica allo sciopero contro YouTube
Dal dieci al tredici dicembre scorso (in Gran Bretagna, dal quattordici al diciassette per non limitare l’accesso alle principali notizie politiche sotto le elezioni), gli uploader di YouTube e i loro sostenitori sono entrati in sciopero rifiutandosi di caricare o vedere filmati o anche solo connettersi al sito per protestare contro i nuovi termini di servizio di YouTube. La nuova politica mette a rischio, per molti creatori di contenuti, la possibilità di guadagno, mentre per altri c’è la possibilità di vedersi cancellato il canale. Lo sciopero è il risultato dello sforzo collettivo delle campagne di YouTubers Union e FairTube e affiliati. Entrambe le campagne sono un esempio di quel sindacalismo spontaneo talvolta citato come esempio da anarco-sindacalismo e agorismo.
La tipica azione agorista contro un gigante aziendale come YouTube consiste nel creare alternative più decentrate. Fortunatamente, queste alternative ci sono, sono state create da attivisti e programmatori sensibili a questioni come la riservatezza e la libertà di espressione. BitChute, DTube, e PeerTube sono probabilmente i maggiori esempi sul mercato attuale. Se BitChute e DTube appaiono colonizzati da persone della destra alternativa sulla scia di precedenti politiche censorie di YouTube che sono riuscite ad allontanarne molte, PeerTube appare più amico della sinistra. Detto questo, però, non esiste una ragione per cedere una buona piattaforma alla destra alternativa solo perché loro l’hanno invasa per primi. Persone di sinistra e anarchici di tutte le risme dovrebbero migrare in massa verso queste piattaforme per sbilanciarne gli algoritmi e convincere qualche anima malcapitata a venir fuori dalla tana della destra.
Ma allora, se esistono alternative percorribili come PeerTube, DTube e BitChute, perché disturbarsi a cercare di sindacalizzare YouTube? Semplice: perché YouTube ha ancora il seguito più grosso. I creatori di contenuti potrebbero spostarsi su una piattaforma alternativa, ma non è detto che il loro pubblico li segua. E poi, anche se DTube e BitChute danno la possibilità agli utenti di premiare i creatori, e DTube addirittura premia con criptomonete il traffico generato, si tratta di fonti di reddito alternative meno affidabili dei guadagni pubblicitari generati dai canali di YouTube.
Mettete pure su il vostro canale su BitChute, DTube o PeerTube e finanziatelo con SubsribeStar o Bitbacker (ma possiamo lasciar morire Hatreon?), se volete, ma non dimenticate i poveri lavoratori che sgobbano per mettere assieme il pranzo con la cena creando contenuti per YouTube e che non vogliono abbandonare una piattaforma che loro hanno aiutato a diventare quell’azienda di successo che è oggi.
Ovviamente, lo sciopero non ha messo in ginocchio YouTube e gli scioperanti non sono riusciti a far passare la richiesta di cambiare i termini di servizio, ma questo si sapeva. Era giusto una prova, la prima pietra su cui edificare la solidarietà. Ma anche una piccola azione come questa è servita a dimostrare il nostro potere in quanto il traffico di YouTube, pur se di poco, è calato sensibilmente durante lo sciopero, mandando un chiaro messaggio ai giganti aziendali: sono costretti ad ascoltare i creatori di contenuti delle loro piattaforme se non vogliono subire contraccolpi finanziari.
Al momento di scrivere questo articolo, gli autori della campagna non hanno ancora annunciato il prossimo passo. Chi vuole tenersi aggiornato, può trovare informazioni sui siti di FairTube e YouTubers Union e sui social. Invece di consumare contenuti e basta, sostenete chi li crea.