Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 20 settembre 2019 con il titolo Constitutionalism as a Threat. Traduzione di Enrico Sanna.
Alla parola libertarismo, l’americano medio pensa subito ai miniarchisti di destra e agli autonominati difensori della costituzione. Queste sono persone che non credono in un anarchismo pieno, ma in un potere statale ridotto al minimo necessario ad applicare la costituzione degli stati uniti. Spesso queste persone difendono diritti che secondo loro sono protetti dalla costituzione: libertà di parola, libertà di assemblea, libertà di religione, libertà di stampa, la libertà di presentare istanze allo stato, il diritto di portare un’arma, la protezione da perquisizioni e sequestri senza mandato, il diritto ad un processo equo, le protezioni contro l’autoaccusa, il diritto ad un processo rapido e ad un avvocato, il diritto ad un processo con giuria, la protezione contro sanzioni eccessive e condanne inusuali e crudeli, la protezione dei diritti non enunciati, i diritti degli stati, l’immunità sovrana, l’abolizione della schiavitù, il diritto di voto e l’abrogazione del proibizionismo. Come ogni propaganda statalista, ovviamente, anche qui si vede solo una metà del documento fondante.
Sì, c’è stato il proibizionismo, che poi è stato fortunatamente sconfitto, ma questo non era affatto l’unico difetto della costituzione. Anche molti di quei libertari potrebbero citare qualche difetto. L’imposta sul reddito e il diritto di cittadinanza sono spesso sulla bocca di questa destra amica della costituzione. La loro protesta contro l’imposta sul reddito è solitamente giustificata e rientra nel discorso di tanti libertari contro le tasse, tranne il fatto che in quest’ultimo il riferimento è centrato più sui lavoratori. Quanto alle lamentele riguardo i diritti di cittadinanza definiti nel quattordicesimo emendamento, sembrano basate sulla falsa logica del “cittadino sovrano” che, pur essendo una buona idea, purtroppo non ha mai retto in tribunale.
Di recente, ho subito un processo in tribunale con accuse che riguardavano il mio coinvolgimento nella campagna Occupy Prisons Gainesville. In solidarietà con lo sciopero dei detenuti di settembre, molti come me hanno occupato il cantiere dei lavori forzati per una settimana e mezzo e ostacolato le attività quotidiane. Abbiamo fatto azioni di disturbo, esposto striscioni, proiettato film e suonato musica da guardare e ascoltare da dietro le sbarre, abbiamo bloccato i pulmini che trasportano i detenuti ai lavori e li abbiamo seguiti nel loro percorso attraverso la città denunciando pubblicamente la loro condizione di detenuti sfruttati come schiavi. Ovviamente, la campagna ha avuto più successo di quanto avessimo previsto, siamo riusciti a convincere le amministrazioni locali a non usare più detenuti schiavi per eseguire progetti in città e nella contea. La nostra è la prima zona della Florida a farlo.
Ma la cosa non è avvenuta senza conseguenze. Mentre ero in tribunale per rispondere all’accusa di aver bloccato un pulmino della polizia, un reato minore di infrazione, più un’altra per ostruzione dell’attività della polizia e poi per aver interferito con i detenuti, non ho potuto trattenermi dal ridere quando il giudice si è dichiarato sostenitore della costituzione. Ridevo perché l’ha fatto in un modo che rivelava completamente la natura del costituzionalismo, come se fosse una sorta di minaccia. Disse di credere fermamente e di sostenere il mio diritto di espressione, ma era deluso dal fatto che l’amministrazione cittadina avesse votato la fine della schiavitù per i detenuti, una pratica, dice, protetta dal tredicesimo emendamento di quella costituzione da lui tanto amata. Quindi mi ha ricordato che se non seguo le regole della libertà vigilata posso finire io stesso schiavo del sistema. In tal caso, spero di finire nella contea di Alachua, dove non potrebbero più sfruttare le mie braccia per i lavori pubblici.
Cari lettori, vi lascio ora con un pensiero del grande teorico anarchico Samuel Edward Konkin sul pericolo rappresentato da chi vuole realizzare fini libertari sfruttando lo stato:
E ovviamente l’incubo più grande, che per chi non lo ricordasse ho descritto in alcuni pamphlet: il libertario che sfrutta il sistema. Uno di quelli che arrestano uno come noi sostenitori della controeconomia, noi che infrangiamo le leggi perché non crediamo nello stato. E dopo averlo arrestato lo porta da un libertario che sfrutta il sistema facendo il giudice, e quello lo giudica, e poi arriva un libertario che sfrutta il sistema facendo lo sceriffo e lo porta in prigione, dove c’è un libertario che sfrutta il sistema facendo il secondino. E lo tiene in carcere finché un libertario che sfrutta il sistema facendo il giudice, o magari il cappellano del carcere, lo porta alla sedia elettrica dove un libertario che sfrutta il sistema facendo il tecnico si assicura che tutto sia in ordine e un libertario che sfrutta il sistema facendo il poliziotto macho lo sbatte sulla sedia e un altro libertario che sfrutta il sistema facendo il boia aziona un interruttore. Cancellando così l’esistenza dell’unico libertario che non cerca di farsi strada sfruttando il sistema.