L’obbligo Scolastico Incoraggia Bullismo e Suicidio

[Di Vishal Wilde. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 13 aprile 2017 con il titolo How Compulsory Education Encourages Bullying and Suicide. Traduzione di Enrico Sanna.]

Per giovani studenti e adulti, bullismo e suicidio sono tragedie della vita. Dalle riflessioni, però, manca spesso una cosa: l’obbligo scolastico può aggravare il rischio di suicidio e spingere i giovani a diventare violenti o vittime di violenza. E la diffusione del bullismo aumenta le probabilità di suicidio tra i giovani. Il sistema scolastico ha sempre cercato di imporre gerarchie, mantenere strutture di potere, imporre norme e generare aspettative. Così è anche l’attuale sistema. Il bullismo e il rischio di suicidio possono essere esaminati in questo contesto.

Obbligo Scolastico, Bullismo e Vittime del Bullismo

Nel 2010, Peter Gray scrisse un articolo dal titolo “School Bullying: A Tragic Cost of Undemocratic Schools” (“Bullismo a Scuola: il Costo Tragico delle Scuole non Democratiche”). L’autore spiega cosa significa essere vittima del bullismo. La persecuzione, sia verbale che fisica, rende la vita un inferno di sofferenza continua, mentre i bulli fanno la parte del “figo” non solo con gli altri studenti, ma anche con gli adulti, gli insegnanti e gli amministratori. Dice Gray che “la legge ti obbliga a frequentare a prescindere da come ti senti e da come vieni trattato. Non sei uno di quei privilegiati figli di genitori che possono permettersi di mandarti ad una scuola privata, o che convincono il consiglio d’istituto che possono istruirli adeguatamente a casa. Non hai scelte [corsivo mio].”

Gray, ricercatore presso il Boston College, analizzando le cause di base nota che “il bullismo diventa un fatto normale quando la persona non ha potere politico, è governata dall’alto e per legge o per ragioni economiche è costretta a restare in un dato ambiente. Accade regolarmente nelle carceri, ad esempio.” È chiaro che l’obbligo scolastico peggiora gli effetti rispetto ad un regime libero.

Se a pagare le maggiori conseguenze è la vittima, è bene vedere anche cosa spinge il bullo ad agire così. Come la vittima, anche lui è costretto a stare in quell’ambiente. Lasciamo perdere l’ambiente di provenienza, che può essere una famiglia violenta, un ambiente sotto stress o situazioni altrettanto negative. Il fatto che sia costretto ad obbedire, e/o già soffra psichicamente prima ancora di essere sottoposto all’ambiente scolastico, potrebbe esasperare la sua violenza come non accadrebbe altrimenti. Analogamente, chi organizza combattimenti tra cani difficilmente vedrà lotte cruente con cani domestici che non sono stati traumatizzati da combattimenti continui. Sa che quando il cane è stato traumatizzato più volte e reso violento, quando più che amare sa lottare, una volta nel ring entra in conflitto con gli altri.

In sostanza, quando costringiamo i ragazzi a frequentare la scuola non facciamo altro che creare problemi. Un domani insegnanti, amministratori, legislatori, la società in generale, capiranno di avere sangue metaforico (e reale) nelle mani.

L’obbligo Scolastico e il Rischio di Suicidio

Björkenstam e altri, nel 2010, hanno studiato il legame tra classi scolastiche e suicidio. Hanno scoperto così che “il tasso di suicidio nei primi anni era 4,57 (95% CI 2,82-7,40) per i maschi e 2,67 (1,42-5,01) per le femmine paragonato al tasso degli studenti di classi più avanzate, tenendo conto di una serie di variabili sociodemografiche e di disagio famigliare, come l’anno di diploma, il grado di istruzione dei genitori, l’integrità della famiglia, il fatto che abbiano o meno assegni sociali o pensioni d’invalidità, l’ubicazione della scuola, il fatto che siano adottati o meno, l’età della madre al momento del parto e lo stato di salute mentale dei genitori.”

Gli autori sostengono che “la forte correlazione tra primi anni scolastici e suicidio in ragazzini e ragazzi sottolinea l’importanza dell’intervento primario e secondario nella scuola.” Ma prima di arrivare alla conclusione che il problema deve essere risolto entro la scuola, gli autori dovrebbero forse riflettere sul fatto che il problema è che i giovani sono a scuola!

È sempre difficile dimostrare le origini di qualcosa. Ma comunque si voglia intendere questa “forte correlazione”, l’ambiente scolastico appare terreno fertile per la sofferenza di tanti. Le istituzioni socioeconomiche e politiche dominanti hanno come fine una “selezione artificiale” (in contrasto con quella naturale teorizzata da Charles Darwin) da realizzare in vari modi. L’obbligo scolastico appare così una sorta di “eugenetica”.

Il “voto” e la ricerca di “risultati” nello “sport”, nella “popolarità sociale”, eccetera, potrebbe sembrare dettato da buone intenzioni, ma non è altro che un sistema di confronto, un modo per tenere in piedi gerarchie, strutture di potere e aspettative, che poi rimangono a lungo dopo la scuola. Queste cose servono ad attuare la selezione artificiale e istituzionale, e chiaramente aumentano il rischio di suicidio soprattutto tra quelli che non appaiono all’altezza delle aspettative del potere prevalente in quel momento.

Se si aggiunge il fatto che l’obbligo scolastico esercita sull’individuo una pressione che esaspera il bullismo e la sofferenza, si capisce subito che il rischio di suicidio cresce se l’autostima e la fede nell’umanità vengono prosciugate così precocemente.

I Mali Causati dall’obbligo Scolastico si Ripercuotono sulla Società

Le sofferenze che risultano dalle strutture di potere, dalle dinamiche sociali, le aspettative, le norme, i comportamenti eccetera, tutte cose incorporate nel sistema scolastico, persistono a lungo anche dopo che l’individuo è uscito dal giogo sociale, psichico e intellettuale della scuola. Le stesse dinamiche di potere le ritroviamo sul posto di lavoro, quando si fa la fila, quando ci si rapporta con altri sul mercato e in tanti altri casi. Alcuni violenti si ravvedono. Molti altri non cambiano perché sentono che questo è l’unico modo per “restare in alto” nella vita. Alcune vittime, e tanti altri terrorizzati all’idea di diventare vittime, adottano la mentalità “se non puoi batterli, fatteli amici”, prodotto rozzo della selezione artificiale che la società impone sui piccoli. Il rischio di suicidio per scarso “rendimento” persiste anche fuori dalla scuola: sono fattori come la disoccupazione, il reddito basso, l’assenza di relazioni e altro a ridurre il benessere individuale e far crescere il rischio di suicidio.

Conclusione

Chiunque voglia davvero contrastare le tendenze, insite nella società, al dominio, all’intimidazione e alla violenza, deve interrogarsi seriamente sul ruolo causale dell’obbligo scolastico. Per ridurre ridurre il rischio di suicidio, occorre contrastare fortemente la natura coercitiva del sistema scolastico.

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