Originale scritto da Kevin Carson e pubblicato il 25 luglio 2017 con il titolo Ron Bailey, Terrible Simplificateur. Traduzione di Enrico Sanna.
Ron Bailey, redattore scientifico di Reason, fa la ramanzina a Eugene Linden (“Overpopulation Scaremongering Never Gets Old,” June 19) per aver detto che la povertà del Lesotho è colpa della sovrappopolazione. “Troppo semplice,” dice Bailey, e poi gli tende una mano e dimostra come si fa semplicismo da vero professionista.
Il Lesotho, dice Bailey, non può essere sovrappopolato perché ha una densità di popolazione molto più bassa di molti paesi europei, e qui fa un elenco di nomi. Il problema non è la sovrappopolazione, dice. Dopotutto, la Gran Bretagna tra il 1861 e il 1901 ha raddoppiato la popolazione e aumentato il pil pro capite del 70%. Il vero problema, sostiene, è che il Lesotho è povero perché non ha tanto capitalismo quanto ne hanno i paesi europei elencati da lui.
Che importa se in quel periodo la Gran Bretagna era una potenza coloniale che risucchiava ricchezze dai paesi africani come un buco nero, se ha continuato anche dopo per decenni, e se oggi è il capitale britannico a proseguire l’opera? Che importa se le autorità coloniali dell’Africa britannica (e francese, portoghese, belga, eccetera) hanno saccheggiato le risorse minerarie del continente usando manodopera obbligata, o se hanno dato una grossa fetta delle terre coltivabili ai coloni, i quali a loro volta hanno convertito i contadini espropriati in lavoratori salariati da far lavorare nelle terre che un tempo appartenevano a loro? Che importa se gran parte di queste risorse saccheggiate sono ancora nelle mani del capitale occidentale, e se dopo la fine del colonialismo l’Occidente appoggia i regimi autoritari per far sì che il capitale occidentale controlli il saccheggio? E che importa se il capitale occidentale estrae ogni anno al netto degli aiuti 2.000 miliardi di dollari dal Sud del Mondo (“Stesso Colonialismo, Altro Nome”, C4SS, 12 marzo).
Che sillogismi del cavolo! Ancora un po’ e Bailey dice che a queste facce tristi serve qualche razzia. Guardate i razziatori come se la passano bene!
L’articolo contiene anche altre sciocchezze alla Ron Bailey. Ad esempio, dà molta importanza all’indice della libertà economica della Heritage Foundation e alle sue correlazioni con il pil pro capite. Questo indice è esattamente quello ci si aspetterebbe da una cricca di destra come la Heritage Foundation, proprio quel genere di autorità a cui ti aspetti che Ron Bailey si riferisca. Per “libertà economica” la Heritage intende la libertà delle classi abbienti e padronali di ricavare rendita da tutti gli altri, punto. La “proprietà intellettuale”, che non è altro che il diritto di impedire agli altri di fare quello che fai tu a meno che non ti paghino un tributo, è tra i parametri per loro più importanti per misurare la certezza della proprietà. E così la protezione legale delle oligarchie terriere e delle concessioni minerarie delle società occidentali che derubano le popolazioni conquistate, colonizzate e ridotte in schiavitù. Quando parlano di “libertà nel lavoro” intendono la libertà che ha il datore sui dipendenti, non il contrario. Ai loro occhi, più il lavoro è “flessibile”, ovvero meno potere contrattuale c’è, e meglio è.
La correlazione tra questa “libertà economica” [sic] e il pil pro capite diventa ancora più insignificante quando si analizza attentamente il pil stesso. Per quanto ne faccia un feticcio, Bailey non si è mai chiesto che ruolo ha l’esproprio coloniale e neocoloniale nella crescita nominale del pil nel Sud del Mondo, crescita ottenuta privando i contadini delle loro terre e trasformandoli in lavoratori salariati costretti a guadagnare denaro per comprare da mangiare secondo il nesso di cassa. Misurare il reddito e la ricchezza pro capite è inutile se non si tiene conto di come è distribuita la ricchezza. Mettete Bill Gates e altri settanta in una stanza e mediamente sono tutti milionari.
Assemblate il tutto e viene fuori una sorta di apologo neoliberista alla Thomas Friedman di serie B… con meno spese di viaggio.
Tanto per fare il buono, non credo che Bailey si accorga delle sue stesse scemenze. È tipo che pensa per cliché ma non vuol far male. E nonostante le intenzioni è un paladino, ma non della libertà, bensì del potere.