La Guerra delle Polpette

Alternativa pratica al veganismo globale

Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 17 maggio 2019 con il titolo The War on Hamburgers: A Practical Alternative to World Veganism. Traduzione di Enrico Sanna.

Da quando è stata presentata l’ultima versione del New Deal Verde, i conservatori si sono buttati nella lotta contro l’inesistente cattivo che starebbe cercando di vietare gli hamburger. Va da sé che si tratta di assurdità totali che non hanno alcun riscontro nella realtà della proposta, ma questo non ha impedito alla cosa di diffondersi sfruttando i canali informativi tradizionali. Un politico è arrivato a farsi riprendere mentre mangia un hamburger e dice che se i progressisti dovessero riuscire nell’impresa, un gesto del genere diverrebbe fuorilegge.

Da dove nasce questa ridicola campagna diffamatoria? Apparentemente, da un opuscolo esplicativo diffuso per illustrare i punti chiave della proposta. Opuscolo che però non fa alcun riferimento ad un possibile divieto degli hamburger o di un qualunque altro prodotto a base di carne. Semplicemente dice che gli allevamenti intensivi sono tra le cause principali dei cambiamenti climatici e invita ad agire in proposito. E agire non significa vietare la carne.

I vegani si arrabbino quanto vogliono, ma il loro sogno è un semplice sogno. Se vogliamo agire significativamente, quindi, dobbiamo andare alla ricerca di alternative che siano più fattibili. Certo, incoraggiare le persone a ridurre il consumo di carne è un buon avvio, ma un vero cambiamento si avrà solo quando il sacrificio non sarà più percepito come tale. E qui entra in scena Burger King.

Di recente, Burger King ha avviato una collaborazione con Impossible Foods (una società che produce un succedaneo della carne prodotta con alimenti vegetali, es) mirata alla vendita del prodotto Impossible Burgers come parte della nuova offerta Impossible Whopper. Al momento, l’offerta è disponibile sperimentalmente solo in alcuni punti vendita di Saint Louis, nel Missouri, ma come già avvenuto con Morningstar burger, venduto inizialmente come extra, anche in questo caso ci sarebbe l’intenzione di allargare la vendita pur in assenza di possibilità di guadagno strepitose. L’Impossible Burger si trova anche in altri fast-food, certo, ma ad un prezzo che va solitamente attorno ai dieci dollari a pezzo. E i clienti di Burger King non vanno a spendere dieci dollari per un hamburger, ed è per questo che è stata avviata la collaborazione con Impossible Foods, per ridurre i costi e di conseguenza anche i prezzi. Se Burger King dovesse riuscire nell’intento di abbassare il prezzo dell’offerta Impossible Whopper in tutti i suoi fast-food, offrirebbe un’alternativa valida a chi vuole mangiare sostenibile. Data la pressoché impercettibile differenza tra la carne vera e il suo succedaneo, il gusto non dovrebbe essere un fattore discriminante. Piuttosto lo è il prezzo. Ma con un prezzo più basso, molti sarebbero invogliati a cambiare senza avere la sensazione di aver sacrificato qualcosa. Dopotutto, prezzo e gusto sarebbero gli stessi di prima.

Certo non esistono valide alternative ad ogni genere di carne, ma già così è possibile ridurre l’impatto sull’ambiente. Esiste però un’alternativa che, come l’Impossible Whopper, soddisfa come la carne tradizionale senza sacrificare nulla. È la carne coltivata o sintetica. Grazie a questa invenzione si possono produrre cellule della carne senza dover ricorrere ai grossi allevamenti con tutto l’apparato dei mangimifici che si tira appresso. Passare alla carne coltivata significa tagliare la necessità di avere allevamenti industriali per soddisfare la domanda, riducendo allo stesso tempo la produzione di mangimi, il che permetterebbe di usare in maniera più efficiente le terre attualmente usate per la produzione di mangimi.

Combinando queste due alternative, si può ridurre il consumo di carni da allevamenti industriali, e quindi anche l’impatto ambientale, semplicemente soddisfacendo la domanda in maniera diversa. Il segreto sta nel presentare l’alternativa in termini di semplice offerta e non di grossi sacrifici da imporre. A volte basta un po’ di fantasia per risolvere i problemi.

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