Di Logan Glitterbomb. Originale pubblicato l’undici gennaio 2018 con il titolo The PUSH Against Prison Slavery. Traduzione di Enrico Sanna.
I detenuti sono di nuovo in rivolta. Dopo l’ondata di scioperi in occasione del 45º anniversario della rivolta nel carcere di Attica, e dopo gli scioperi del 19 agosto scorso, oggi sono i detenuti della Florida in sciopero dal 15 gennaio, giornata dedicata a Martin Luther King. Da quella data, in quella che è stata chiamata Operation PUSH, i detenuti della Florida si rifiutano di lavorare finché non saranno accolte le loro richieste.
Queste ultime sono tre:
1: Fine della schiavitù in carcere.
2: Fine dei prezzi gonfiati.
3: Ristabilimento della libertà condizionata.
Chiedono la fine della schiavitù in carcere, ovvero l’obbligo di lavorare senza paga. Il lavoro deve essere pagato adeguatamente. La schiavitù in carcere è un istituto previsto dallo stesso emendamento costituzionale che, a parole, abolì la schiavitù. In realtà la schiavitù non è mai veramente abolita, ma solo nascosta dietro le sbarre.
I detenuti chiedono anche la fine dei prezzi gonfiati negli spacci carcerari. Non esiste alcuna ragione perché la pasta liofilizzata, notoriamente cibo dei poveri, costi fino a 17 dollari, ma è ciò che accade dietro le sbarre dove tutto è fornito da ditte che operano in monopolio. Tra prezzi gonfiati e lavoro servile, diventa praticamente impossibile far fronte alle necessità quotidiane senza aiuti dall’esterno.
E poi la libertà condizionata. Ristabilirne la possibilità per chi ha una condanna a vita e per chi subisce rinvii sine die, farebbe tantissimo per ridare speranza nella libertà a chi è stato rapito dallo stato di polizia, oltre ad alleggerire molti dei problemi causati dal carcere di massa e dal sovraffollamento.
I detenuti della Florida sono interessati anche ad altre iniziative, come la campagna Say Yes to Second Chances (Diciamo sì al Riscatto, ndt), per ridare il diritto di voto ai carcerati. Hanno poi espresso solidarietà con i movimenti che combattono la violenza del dipartimento carcerario della Florida, che ha portato il tasso di suicidio al massimo livello storico, chiedono la moratoria della pena di morte, vogliono far conoscere le condizioni di vita in celle ammuffite, afose ed esposte ad esalazioni tossiche. Singolare la lotta per impedire l’apertura di una miniera di fosfato letteralmente attorno all’istituzione medico-carceraria di Lake Butler, in Florida, con grossi rischi per la salute dei detenuti.
Questo non sarà l’ultimo sciopero, e l’operazione PUSH non passerà inosservata. Non sappiamo se le loro richieste saranno soddisfatte o se invece ci sarà una reazione violenta allo sciopero, ma noi possiamo esserci, possiamo scrivere, condividere, pubblicare proteste e azioni di solidarietà, e insomma fornire tutto quell’aiuto che si può fornire da fuori. Il compito è duro, ma collaborando con gli amici dietro le sbarre possiamo fare molto più di quanto sembri possibile.
Chi vuole aiutare, può contattare l’Incarcerated Workers Organizing Committee dell’Industrial Workers of the World e chiedere informazioni.