Joseph Parampathu. Originale: How the State Enables Ecocide. Traduzione di Enrico Sanna.
In questo primo anno di quarantena costante, turbato ovunque da disordini sociali, la tropicalizzazione del clima e l’inettitudine diffusa degli stati, è chiara l’incapacità totale, la riluttanza, delle classi di governo ad operare un qualche cambiamento sostanziale. Nessun aiuto per le persone, nessuna remissione dei debiti. La mercificazione degli animali ha creato le condizioni perfette per la mutazione e la diffusione delle malattie zoonotiche, ma le misure per la riduzione del danno adottate con la pandemia offuscano il rischio, l’industria dell’allevamento diventa di “importanza vitale”, necessaria agli interessi economici della classe capitalista. Sacrificate la vostra etica, è arrivato il momento di mettersi sull’altare e offrirsi in dono al mercato; o almeno quel guscio di mercato rappresentato dall’alta finanza.
Visto che affronteremo le conseguenze dell’ecocidio per generazioni, ci chiediamo: finché c’è lo stato, che speranze abbiamo? Quando ai lavoratori si offre l’occasione di assumere il controllo del proprio ambiente e porre fine allo spreco di risorse naturali che produce montagne di rifiuti tossici dietro casa, ecco che interviene lo stato, per proteggere l’interesse del denaro da responsabilità nei confronti della comunità indipendente.
Quando i fumi della fabbrica intasano i polmoni dei tuoi figli, quando la multinazionale ti ruba il diritto all’acqua, quando il conglomerato agricolo avvelena la tua terra, ecco che lo stato fa sì che tu rimanga invischiato in lunghe battaglie legali, in processi legislativi che durano finché non hai più niente da salvare.
Domanda frequente tra gli anarchici: come fermare il cambiamento climatico senza azioni drammatiche, coraggiose? La risposta è che non si può. Lo stato non ha mai fatto azioni drammatiche e coraggiose, e non le farà mai. La classe ricca, nella sua ignoranza, pensa ancora di poter estrarre l’ultimo grammo di ricchezza e squagliarsela. Fantasticano di fughe via dalla terra, pensano di lasciare il pianeta (e voi) in una sorta di colonia al contrario, per continuare ad arricchirsi.
E lo stato non solo li lascia fare, ma li aiuta anche… e con i vostri soldi. Che l’abbiate capito o meno, la classe capitalista sa di essere in guerra con voi. Sono pronti ad usare tutta la forza dello stato per il controllo di ciò che resta delle risorse. Se c’è qualcosa che la pandemia ha portato alla luce, è che sono talmente imbevuti delle loro fantasie di grandeur che non sono disposti a cambiare nulla del loro stile di vita o delle loro strutture sociali per andare oltre il capitalismo. Non c’è alcun passaggio morbido dalla democrazia liberale ad un socialismo democratico. O, perlomeno, se un tempo c’era, ora, a livello pratico, è troppo tardi.
Non c’è alcuna magica tecnologia verde, nessuna pallottola d’argento in grado di fermare l’estinzione di massa. È chiaro che la classe capitalista è pronta ad eliminare voi piuttosto che ridurre il proprio osceno stile di vita. Eliminare lo stato è un passaggio obbligato per indebolire la classe capitalista. Forse un conflitto frontale potrebbe abbattere lo stato, ma l’azione più sovversiva resta l’astensione. Agendo fuori dallo stato, rafforzando attività comunitarie parallele ma autonome si indebolisce il potere dello stato su di noi. Privi di risorse e di lavoratori da sfruttare, lo stato e i suoi padroni capitalisti non hanno più potere. Organizzandoci in modo indipendente per fare quello che lo stato non farà mai, possiamo contrastare l’attuale ecocidio, la catastrofe climatica, direttamente, riorganizzando la comunità e cambiando il nostro rapporto con l’ambiente.
I ricchi, con la loro semplice esistenza, distruggono le risorse naturali con le armi dell’inefficienza e dello sfruttamento. Una comunità che provvede alla propria gestione autonoma ha un’ovvia responsabilità nei confronti delle persone che rappresenta, ha interesse a far sì che le risorse siano disponibili il più a lungo possibile. Cooperare per aiutarsi reciprocamente significa rafforzare il legame in quanto assicura il bene per entrambe le parti. Senza lo stato che fa pendere la bilancia da una parte, al posto di una lotta tra parti che competono per la distruzione della terra per la temporanea gloria dell’accumulazione di capitale avremmo una collaborazione tra persone che agiscono di concerto per un fine che premia tutti. Possiamo ancora fermare la corsa all’ecocidio, ma per farlo dobbiamo decidere come gestire le nostre società, non come interagire con lo stato.