Di Henry Laws. Originale pubblicato il 17 febbraio 2020 con il titolo Ihumātao: Reclaiming the land and resisting settler colonial capitalism in Aotearoa/New Zealand. Traduzione di Enrico Sanna.
Ad Aotearoa, uno dei più importanti conflitti sociali è rappresentato dalla lotta delle popolazioni indigene Maori per riavere le proprie terre, rubate dal governo coloniale neozelandese per favorire lacolonizzazione insediativa capitalista di Aotearoa. Iniziata nel 2015, la lotta per la terra ha luogo principalmente a Ihumātao, nella regione di Tāmaki Makaurau/Auckland, dove popolazioni Maori e non hanno dato vita alla campagna Save Our Unique Landscape/SOUL occupando le terre per impedire alla società di costruzioni Fletcher Building di dare inizio ad una lottizzazione socialmente e ambientalmente dannosa e rendere le terre ai mana whenua. La lotta rappresenta l’evento più recente nella lunga storia di Ihumātao.
Ihumātao fu uno dei primi luoghi in cui si insediarono le popolazioni Maori ottocento anni fa. Qui nacque il primo insediamento di Aotearoa, nella zona attualmente conosciuta come Ōtuataua Stonefields. Ottomila ettari di terra furono coltivati a kūmara, taro, yam e zucche per uso alimentare umano. I Maori fornirono cibo anche ai primi coloni britannici Pākehā quando iniziarono a colonizzare Tāmaki Makaurau, per poi dar vita ad Auckland in seguito alla firma dell’accordo Te Tiriti O Waitangi tra alcuni Maori delle sottotribù hapu e l’impero britannico. Lo spirito di collaborazione tra Maori e Pākehā non durò a lungo. La voglia di accumulare capitale propria del capitalismo spinse il governo neozelandese a fare ricorso a diverse strategie per convertire le terre comuni dei Maori in terre demaniali o private. Per porre in pratica quella che è una versione neozelandese delle britanniche enclosure, l’appropriazione delle terre comuni, il governo ricorse alla Native Land Court, la vendita di terre e la guerra vera e propria.
Le cose precipitarono con la guerra di Waikato, che rientrava tra le guerre neozelandesi iniziate nel 1863 tra il governo neozelandese, guidato dal governatore George Grey, con i suoi alleati MaoriKūpapa/Queenitanga, e il Kingitanga, ovvero il movimento del re, che chiedeva il rispetto dell’accordo di Te Tiriti. Nel corso della guerra, un ufficiale britannico fu mandato a Ihumātao a chiedere che i Maori facessero un giuramento di fedeltà alla corona britannica; in caso contrario, minacciò l’espulsione al Waikato. I Maori rifiutarono l’accordo e in risposta la corona confiscò illegalmente Ihumātao, che nel 1869 fu donata alla famiglia Pākehā dei Wallace al fine di ricavarne un’azienda capitalista, mentre i Maori rimasero senza terre e senza proprietà.
Nel corso del ventesimo secolo, mentre la famiglia Wallace gestiva l’azienda, tra il 1960 e il 2000 nei terreni contigui fu costruito l’impianto per la depurazione delle acque Māngere Wastewater Treatment Plant, che inquina l’aria, l’acqua e il fondo marino, mentre si scavavano le aree vulcaniche per costruire l’aeroporto di Auckland e ampliare la rete stradale. Nel 2009, la costruzione della seconda pista dell’aeroporto ha significato lo sbancamento del cimitero vecchio di sei secoli di urupa, sulla spiaggia di Manukau Harbour, con il disinterramento di 89 tombe. Nel 2012, il consiglio comunale di Auckland ha cercato di trasformare l’area in spazio pubblico, ma l’atto è stato impugnato presso la corte per le questioni ambientali e l’area è stata riqualificata a futuri sviluppi economici. A febbraio la iwi/tribù locale Te Kawerau ā Maki ha firmato un trattato con ilgoverno al fine di sanare le violazioni fatte dal governo all’accordo di Te Tirti. A luglio del 2014, il governo assieme al consiglio comunale di Auckland hanno destinato 32 ettari adiacenti la Otuataua Stonefields Historic Reserve ad area edificabile in vista di futuri sviluppi edilizi.
All’annuncio, nel 2015 il locale Ihumātao Pania Newton, assieme a diversi suoi cugini, ha deciso di formare SOUL con l’intento di fermare la modifica della destinazione d’uso. Nel 2016, la famiglia Wallace ha venduto l’area alla società di costruzioni capitalista Fletcher Building, che aveva in progetto la costruzione di 480 abitazioni. SOUL ha iniziato a novembre del 2016 l’occupazione delle terre chiedendo che la Fletcher Building rinunciasse al suo progetto e che la modifica fosse cancellata. Un mese più tardi, Joe Hawke, leader dell’occupazione di Bastion Point, è andato a sostenere l’occupazione di SOUL e dare consigli. Nei tre anni seguenti, SOUL ha cercato di fermare i programmi della Fletcher in vari modi, ad esempio ricorrendo alle Nazioni Unite, intentando una causa presso la corte ambientale e fare petizioni presso il parlamento di Wellington/Pōneke e il consiglio comunale di Auckland e iniziando una grossa campagna sui social media. Niente di tutto ciò è servito e la Fletcher è andata avanti per la sua strada. In risposta Te Kawerau ā Maki ha fatto un negoziato con la Fletcher per destinare parte dei futuri alloggi agli iwi in cambio del sostegno al piano di sviluppo, dicendo che questo rappresentava il miglior accordo e che SOUL non era mana whenua.
Tolti di mezzo gli ultimi ostacoli, la Fletcher ha iniziato a costruire. Il 23 luglio 2019 la polizia è arrivata a Ihumātao per consegnare gli avvisi di sfratto e arrestare tre manifestanti. A questo punto, i tre anni della campagna di SOUL hanno cominciato a dare i loro frutti, con centinaia di persone arrivate per bloccare Ihumātao e impedire l’inizio dei lavori. Tra loro anche anarchici Tāmaki Makaurau. Vista la prosecuzione del blocco, il governo, dopo aver dichiarato il 24 luglio che non sarebbe intervenuto, due giorni dopo ha annunciato il fermo dei lavori iniziando allo stesso tempo un negoziato tra Te Kawerau ā Maki, la Fletcher e il consiglio comunale di Auckland.
Purtroppo SOUL è rimasta fuori dai negoziati, cosa che l’ha spinta a continuare la protesta, anche perché sia la polizia che la Fletcher restavano a Ihumātao. Il 5 agosto, i protettori/katiaki di Ihumātao riuscivano aspingersi fino ai confini di Ihumātao nonostante la pressione della polizia. Il giorno dopo c’è stata la giornata nazionale dell’azione in solidarietà con le richieste di Ihumātao. Questo è servito a tenere alta la pressione sul governo, mentre i Kingitanga proponevano un hui tra SOUL e Te Kawerau ā Maki al fine di arrivare ad una soluzione accettabile da parte di tutti.
Mentre continuavano i negoziati, e il blocco andava avanti, gran parte della polizia il 16 agosto andava via da Ihumātao, e SOUL organizzava una hikoi/marcia diretta verso l’ufficio del ministro Jacinda Ardern di Mount Albert per costringerla a presentarsi a Ihumātao, cosa che non ha fatto. I negoziati sono terminati il 18 settembre con SOUL e Te Kawerau ā Maki che concordavano che Ihumātao sarebbe stata restituita a mana whenua. Dalla metà di settembre del 2019, i negoziati hanno ripreso, pur con l’esclusione di SOUL. C’erano comunque segnali positivi che facevano pensare che la risoluzione era in vista: il sedici novembre il governo ha annunciato di voler concedere un prestito al comune di Auckland per l’acquisto di Ihumātao al fine di trasformare l’area in uno spazio pubblico, mentre Pania Newton il 23 dicembre annunciava l’imminenza di unarisoluzione. L’annuncio per Ihumātao è arrivato come un Meri Kirhimete, Buon Natale.
Il 2020 è iniziato bene con la Fletcher che ha rimosso le recinzioni da Ihumātao. La risoluzione dovrebbe arrivare prima di Waitangi Day, con i Kingitangi che ammainano la loro bandiera per simboleggiare la fine della loro lotta. Waitangi Day 2020 è arrivato e ancora nessuna risoluzione. Il Kingitanga ha comunque annunciato che una risoluzione è imminente, ma che occorre ancora finalizzare la risoluzione, pertanto la lotta potrebbe essere giunta alla fine.
A posteriori, la campagna di SOUL #Protect Ihumātao appare un grosso successo, con i protagonisti che riescono a trasformare una piccola richiesta in una campagna che invitava all’azione diretta, la quale a sua volta si è trasformata in un movimento di massa che a Tāmaki Makaurau e Aotearoa puntava a fermare la lottizzazione della Fletcher, il tutto sostenuto da un eccellente campagna sui social. La lotta ha portato anche ad un diverso approccio nei confronti dei Maori, con le nuove generazioni che confidano sull’azione diretta per riavere le terre rubate piuttosto che sui negoziati tra le strutture aziendali iwi (ad esclusione di hapu) e il governo, con conseguente accordo su una compensazione monetaria e la restituzione di terre demaniali, il che serve solo ad arricchire una nuova classe capitalista Maori. Ma la lotta non è finita, l’azione del governo deve essere vista con scetticismo, è chiaro che farà di tutto per evitare che la disputa in questione sia usata come precedente per futuri accordi sulla restituzione ai Maori di terre private. Se si dovesse arrivare ad altre decisioni simili, tutte le terre rubate ad Aotearoa potrebbero tornare ai Maori, destabilizzando una delle colonne portanti del colonialismo capitalista, ovvero la proprietà privata o demaniale delle terre. Nonostante tutto, la campagna SOUL ha finalmente realizzato il grido di battaglia della lotta anticoloniale del rangatira/capo Maori Rewi Maniapoto durante la guerra di Waikato: ‘Ka whawhai tonu mātou, Ake! Ake! Ake! (Continueremo a combattere sempre! Sempre! Sempre!).