[Di Chad Nelson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 2 maggio 2017 con il titolo What’s Wrong with Abolishing Circus Animal Shows? Traduzione di Enrico Sanna.]
A prima vista il disegno di legge 1759 approvato dalla camera (“Traveling Exotic Animal and Public Safety Protection Act”) sembra una grossa vittoria per gli animali. Cerca davvero di abolire lo sfruttamento degli animali in un campo vecchio quanto l’uomo: il circo.In molte parti del mondo si è già capito che gli animali da circo soffrono molto per la cattività, le gabbie, gli spostamenti continui e il lavoro forzato. L’approvazione della legge porrebbe gli Stati Uniti al passo con il concetto moderno di circo. Non la solita legge che impone gabbie più grandi e meno torture, insomma. La fine di questa vecchia istituzione può essere un male per gli Stati Uniti?
Risposta immediata: no. Se approvata, la legge potrebbe essere una vittoria per alcuni animali. Ma resta l’incognita dell’approvazione. E poi, anche se alcuni passaggi sono una potenziale vittoria per gli animali da circo, la legge è comunque confusa, piena di scappatoie e infine perpetua, non cambia, il paradigma dello sfruttamento animale. In questo senso, la legge è un pasticciaccio poco meglio del ‘lunedì senza carne’.
Leggi Abolizioniste?
Le solite leggi sul rispetto degli animali sono dannose per gli stessi animali che pretendono di aiutare. Solitamente si finisce per accettare l’uso e lo sfruttamento istituzionalizzato purché sia sottoposto a norme. Si dice che l’Animal Welfare Act è il non plus ultra del protezionismo animale e dunque non serve altro. In realtà la legge, come tutte le leggi sul welfare, è un manuale operativo sullo sfruttamento animale. Le leggi protezioniste sicuramente condannano gli animali ad uno sfruttamento più intenso, non il contrario.
Le leggi abolizioniste, invece, non ammettono lo sfruttamento istituzionalizzato degli animali. Lo considerano immorale e cercano di eliminarlo. Una legislazione abolizionista deve dunque mettere fine incondizionatamente allo sfruttamento animale. Deve far capire chiaramente che non abbiamo il diritto di usare gli animali come cibo, vestiario, divertimento o altro, e non deve lasciare dubbi riguardo il fine ultimo.
Abolizionismo significa semplicemente che gli animali non sono bestie da allevamento. Una legislazione abolizionista mette in chiaro che qualsiasi uso degli animali è sbagliato, e che quella particolare forma di sfruttamento oggetto della legislazione non è che una piccola parte. Un primo passo, per così dire.
Ma a ben vedere una tale legislazione provoca un’importante domanda. Una legge può davvero essere abolizionista? Per una serie di ragioni, credo di no.
Trattamento o Uso
Come esempio abolizionista, vediamo la legislazione proposta. Apparentemente, la legge sembra soddisfare il requisito minimo della fine (non regolazione) di una particolare industria dello sfruttamento: l’uso degli animali nei circhi. La legge dice anche che gli animali esotici hanno un “valore intrinseco”. Ovvero, gli animali valutano la propria vita a prescindere dal valore economico assegnatole dagli umani. Questo è un caposaldo dell’abolizionismo. Purtroppo, la maggior parte delle conclusioni del disegno di legge parla di trattamento. L’uso degli animali come istituzione è quasi ignorato.
La coraggiosa citazione del “valore intrinseco” si trova sotto un cumulo di parole sugli animali in gabbia nei circhi (e altri dettagli irrilevanti per gli animali, come il costo delle normative e la sicurezza pubblica). Certo è importante capire quanto soffrono gli animali per mano dei loro sfruttatori, ma la lotta abolizionista dovrebbe puntare al fatto che gli animali hanno un valore inerente; o intrinseco, come dice il testo della legge. Se crediamo che gli animali abbiano un valore intrinseco, che abbiano valore morale, allora dobbiamo smettere di usarli.
Poiché sono esseri senzienti e desiderano continuare a vivere (hanno interesse a vivere), dobbiamo smettere di schiavizzarli. L’aggettivo senziente è tutto ciò che occorre per arrivare alla conclusione che la loro vita ha un valore intrinseco. È molto basilare. È importante parlare del trattamento, ma la questione fondamentale è l’uso. Trattare bene animali schiavizzati lascia in piedi un’istituzione odiosa, è un’assurdità evidente. Immaginate un abolizionista dell’Ottocento che obietta il trattamento degli schiavi ma non l’istituzione della schiavitù. Altrettanto ridicolo è lo stesso approccio applicato allo sfruttamento animale, sempre che siamo d’accordo sulla premessa di base per cui è moralmente ingiusto usare e sfruttare gli animali per fini superflui. Il disegno di legge non arriva a questa conclusione.
L’industria circense (sempre che l’uso degli animali sia ancora economicamente conveniente) risponderà semplicemente promettendo di riformare il modo in cui vengono usati gli animali nei circhi? Visto che praticamente tutta la legge (almeno quelle parti che riguardano gli animali) concerne il trattamento (gabbie piccole, spostamenti stancanti, condizioni di vita innaturali eccetera), è chiaro che l’industria circense risponderà logicamente così.
Congresso e americani si metteranno l’animo in pace sapendo che ci sono norme che migliorano il trattamento? Queste norme potrebbero prevedere spostamenti più brevi, condizioni più naturali durante il riposo, un numero limitato di spettacoli e visite veterinarie più frequenti. Se il problema è il maltrattamento, come indica con forza la legge, perché la soluzione non dovrebbe essere un trattamento migliore? L’americano medio vedrà in questa soluzione prudente un punto di equilibrio buonista che lascia intatto il suo diritto al divertimento. E si chiederà perché questa legge vuole buttar via il bambino con l’acqua sporca.
In questo senso, questa legge (e l’approccio legislativo in genere) ricorda il movimento per la “carne umanitaria” che tanto male ha fatto. Quasi tutte le organizzazioni che si occupavano del benessere degli animali puntavano sul fatto che gli allevatori dichiaravano il fine ultimo dell’abolizione; ma erano ben felici di promuovere “happy meat” come se fosse un passo verso quell’obiettivo. E questo accade mentre in tutto il mondo sale il consumo di carne e sottoprodotti. Non c’è niente nelle loro battaglie che faccia pensare che il problema è l’uso degli animali, senza eccezioni. Negano il problema.
La Coalizione Attorno alla Legge
Perché il disegno di legge abbia qualche possibilità di passare, i politici che la votano (e le basi che rappresentano) non devono sentirsi in contraddizione con il messaggio. Pensate a quanto dev’essere ampia questa coalizione. Deve comprendere persone di tutto l’arco politico: persone con opinioni fortemente divergenti sugli animali e la loro relazione con noi. Per quanto ne so, il senatore del New Jersey Cory Booker è l’unico vegano al congresso. Questo significa che l’appoggio alla legge deve venire da persone che sfruttano gli animali ogni volta che mangiano o si vestono. Animali che soffrono quanto o più degli animali da circo e che potrebbero essere salvati dalla legge. Riguardo l’uso e lo sfruttamento degli animali, che messaggio arriva alla popolazione? Certo non un messaggio abolizionista.
Ve lo dico io che messaggio arriva, perché è scritto chiaro e tondo nella legge. Un messaggio che dice che gli animali esotici costretti ad esibirsi nei circhi sono maltrattati e che bisognerebbe farla finita perché imporre normative è troppo difficile. Ma dice anche che per gli animali, esotici e non, usati negli zoo o per altri intenti “educativi”, per gli animali da laboratorio, quelli usati per sport o nei circhi che non girano troppo, oltre a quelli domestici (compresi quelli che uccidiamo, mangiamo e indossiamo) tutto va bene. La legge non si può interpretare altrimenti.
Prima di obiettare dicendo che la legge cerca di affrontare un problema per volta, pensate che potrebbe fare così e contemporaneamente dire, con una semplice frase, che qualunque uso degli animali è discutibile, compresi quegli usi per cui la legge stessa fa delle eccezioni. Ovviamente la legge non dice così, perché deve essere approvata da persone che tutti i giorni chiedono più sfruttamento. Se coraggiosamente dicesse così, la legge colpirebbe la base che la sostiene.
Offerta o Domanda
Capire che questa legge richiede l’appoggio di persone che ogni giorno vogliono che gli animali siano torturati e uccisi non è una questione di purezza ideologica. Si tratta di capire che uno sforzo legislativo diretto a limitare il maltrattamento deve necessariamente essere annacquato nel linguaggio e nell’obiettivo se si vuole che abbia un supporto ampio. Non possono parlare di immoralità dello sfruttamento animale come istituzione perché non andrebbero da nessuna parte.
Attaccare lo sfruttamento dalla parte dell’offerta è futile. Dobbiamo puntare a contrastare la domanda di chi incentiva lo sfruttamento. Molti animalisti sostengono che sensibilizzare la base e rivolgersi alla domanda sia un gesto troppo piccolo, che non produca cambiamenti per gli animali. Mi è difficile crederlo. Considerato che a guidare lo sfruttamento degli animali è di gran lunga il cibo, è bizzarro sostenere che la crescita globale del veganismo, che limita l’uccisione degli animali, sia sterile. A questo bisogna aggiungere che finanziamenti e organizzazioni vegane su larga scala quasi scompaiono davanti alle associazioni salutiste no-profit, che in gran parte credono che la via all’abolizione passi dalla riforma dell’offerta. Non dubito che se i finanziamenti e le energie dietro questi no-profit domani passassero magicamente ai gruppi di sostegno e di contatto vegani a base comunitaria, lo sfruttamento animale subirebbe un brutto colpo.
Educazione Vegana
Da un punto di vista pratico, il disegno di legge sarebbe un fallimento enorme se alla fine non diventasse legge effettiva. Come tutte le grosse organizzazioni animaliste, Animal Defenders International (ADI) ha investito nel suo progetto una grossa fetta delle risorse limitate dei suoi sostenitori. Se il disegno di legge resta una proposta, tutte queste risorse sono soldi sprecati. Ma il problema non è solo lo spreco. Come tutte le leggi, anche questo disegno ha il difetto di essere una tattica calata dall’alto invece di qualcosa di decentrato e orizzontale.
In altre parole, la legge è il divieto di fare X. La popolazione nel suo insieme non ne esce trasformata; il processo legislativo non genera esperienza formativa. E nel caso degli animali usati nei circhi il problema di fondo della domanda resta inalterato. Ci sono ancora molti americani che vogliono vedere animali che si esibiscono al circo, e la legge non li rende più saggi di prima riguardo lo status di proprietà degli animali. La legge non insegna nulla. Serve solo a generare, tra molti consumatori, risentimento in alcuni e il senso di aver fatto abbastanza in altri.
Un’educazione creativa al veganismo, dall’altro lato, può operare trasformazioni. Perché è decentrata e può farla chiunque, ovunque, e può arrivare al cuore e alla mente come nessuna legge può fare. Costringe le persone a pensare. Basta provare ad immaginare cosa avrebbe potuto fare l’ADI se tutto il denaro, il tempo e la fatica spesi per questo disegno di legge li avesse impiegati per istituire un programma educativo in cinquanta stati sulla realtà degli animali nei circhi. Sarebbe un’autentica campagna educativa di base per mostrare a piccoli e adulti che gli animali usati nei circhi hanno famiglie e parenti, desideri e sentimenti, e una vita che vogliono continuare a vivere. E che il circo distrugge tutto ciò per far divertire gli umani per una serata in una qualche città. Niente di tutto ciò si apprende dalle leggi.
Se si vuole liberare gli animali dalla morsa del dominio umano occorre combattere una battaglia nel cuore e nella mente. Lo stato, come sanno tutti, non sta appresso alla volontà popolare. Lo fa, anche se tardi, quando la richiesta si fa pressante e assoluta. Le leggi non salveranno gli animali dal loro lungo incubo, e i sostenitori dei diritti degli animali non dovrebbero più sprecare energie in quel senso.
Credo che, se è vero che nel breve termine il disegno di legge potrebbe avere un impatto più forte dei soliti migliorativi, nel lungo termine l’impatto sull’uso istituzionalizzato degli animali e il loro sfruttamento sarebbe poco diverso dalle varie campagne per le uova “senza gabbie”. Dopo l’approvazione, le persone useranno e uccideranno più animali che mai. Pochi, se non nessuno, avranno cambiato opinione riguardo la relazione uomo-animale. Gli uomini continueranno con la loro richiesta di sangue animale.