[Di William Gillis. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 9 dicembre 2016 con il titolo Everyone Wildly Surprised That Anarchists Are Anarchists. Traduzione di Enrico Sanna.]
Più volte, durante la bufera politica di quest’ultimo mese, persone di ogni colore politico (molti dei quali dovrebbero avere più buon senso) si son presi un infarto quando hanno scoperto che gli anarchici, coerentemente, insistono a denunciare il dispotismo, da Castro a Trump ai maoisti alla destra alternativa. Sembrano stupiti perché gli anarchici sono anarchici. In un caso assurdo, io personalmente sono stato definito “uno scribacchino dogmatico” a cui “importa solo l’anti-dispotismo”. Ebbene sì. Cosa pensavate che fosse l’anarchismo? Questo buffo stupore è diffuso su tutti i social media. Da sinistra è venuta un’infinità di commenti del tipo: “Cosa? Siete anche contro i dittatori di sinistra?!!” e “Un attimo! Mica sarete anche contro i patrioti?!!” E altrettanto, se non più, sbigottiti sono certi ambienti di destra, che apprendono scioccati come abolire lo stato significhi anche abolire i confini, o che dedicarsi eticamente alla causa della libertà significhi opporsi senza condizioni a tutte quelle odiose ideologie collettivistiche e oppressive come il suprematismo bianco e il patriarcato.
Nella pratica potrebbero verificarsi situazioni strategiche complesse, ma non per questo un anarchico abbandona i propri valori né smette di tendere verso fini anarchici. Questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Ma il tossicoplasma delle elezioni americane ha, ancora una volta, messo in evidenza come molti considerino l’anarchismo non come una filosofia etica ma come una sottocultura dentro la loro tribù (o del loro nemico), oppure come un insieme di strumenti e tattiche.
L’anarchismo non si definisce per associazione. Non è una bandiera di convenienza. La definizione è nel suo stesso nome: an-archia, senza governo. Noi ci opponiamo a qualunque costrizione o dominio sulla persona. Vogliamo un mondo di libertà e possibilità sempre più diffuse, sradicando o aggirando tutto ciò che serve a costringere e controllare. Crediamo nella possibilità di questo ideale perché pensiamo che la libertà di qualcuno non sia in conflitto con la libertà di qualcun altro. Noi non dividiamo il mondo in raggruppamenti distinti, ma cerchiamo di costruire una maggiore interconnessione. Perché vediamo la libertà nel suo insieme.
La definizione di anarchia è semplice: “La libertà di tutti è essenziale alla mia libertà. Io sono veramente libero quando tutte le menti sono egualmente libere. La libertà delle altre menti, lungi dal negare o limitare la mia libertà, è, al contrario, la sua necessaria premessa e la sua conferma.” ~ Bakunin
Noi ci preoccupiamo di tutti e cerchiamo di liberare tutti. Non solo amici e connazionali. Non solo persone di una certa cultura. Noi non apparteniamo alla sinistra con la bandana. Né alla destra in cravatta. Noi siamo anarchici. Non combattiamo per il vostro gruppo ma per la libertà.
Questo significa opporsi ad ogni costrizione. Dai dittatori alla polizia ai politici fino all’imposizione della volontà maggioritaria. Dalle corrosive scorciatoie cognitive che trasformano in un feticcio false entità come le organizzazioni e le identità collettive, le divinità e gli spiriti. Da sistemi economici e organizzazioni che tengono nella povertà e nella fame miliardi di persone con un certo nome, a sistemi economici che fanno lo stesso con miliardi di altre persone con un altro nome. Eccetera, eccetera, eccetera.
La lotta per la libertà non termina con la richiesta semplicistica di una migliore organizzazione dei diritti di proprietà o della fine del suprematismo bianco e del colonialismo. Si estende fino ai confini del cosmo, fino alle profondità della relazione tra due menti. Non esiste un “abbastanza buono” così come non esiste una “eccezione”. L’anarchismo è tanto audace quanto ostile al compromesso.
Non possiamo tradire la vostra parte perché non siamo stati mai dalla parte di nessuno se non la libertà.