Solitamente associo termini come “tradimento” e “sedizione” ad ignoranti di destra come l’associazione degli ex combattenti americani. Per questo mi viene la pelle d’oca quando sento sedicenti progressisti che si appropriano di quei termini a proposito della lettera che Tom Cotton e altri 47 senatori repubblicani hanno spedito all’Iran.
In breve, il gruppo repubblicano in congresso ha invitato l’ultrabellicista e ultrarazzista primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a tenere un discorso in Congresso. L’invito è stato inviato e accettato senza l’approvazione di Obama, una grossa infrazione all’etichetta tra legislativo e esecutivo. Il tentativo era di far pressione su Obama perché si muovesse verso la linea aggressiva contro l’Iran di Netanyahu. Come se non bastasse, la lettera di Cotton era un tentativo diretto di sabotare qualunque accordo di pace che non prevedesse la guerra. Cotton, infatti, avvertiva la Repubblica Islamica che qualunque accordo con Obama sarebbe diventato carta straccia nel momento in cui il suo successore repubblicano avesse giurato a gennaio 2017, e forse anche prima se fosse stata necessaria la ratifica del senato.
Da allora ho sentito molti liberal militanti strillare al “tradimento” invocando la legge Logan, che proibisce le manovre diplomatiche con una potenza straniera senza l’approvazione del presidente.
Ora, io considero la lettera di Cotton oltraggiosa… ma non invoco la legge Logan né strillo al “tradimento”. Francamente, m’importa un tubo di questa roba. Solitamente considero il tradimento una buona cosa. Ma l’azione di Cotton e dei senatori che hanno consegnato la lettera è odiosa perché, in un momento in cui l’esecutivo ha un atteggiamento militarmente meno aggressivo e meno imperialistico del Congresso, il gruppo parlamentare repubblicano cerca di spingere Obama ad una criminale guerra d’aggressione per conto di Israele. Per inciso, il tentativo non ha avuto grande successo ma, se non altro, la reazione negativa potrebbe aver convinto il partito democratico ad allontanare il naso da Israele di qualche micron.
La vicenda, d’altro canto, è una sorta di “uomo morde cane”. Nella maggioranza dei casi, il “tradimento” e la violazione della legge Logan contro la politica estera americana sarebbe un bene. Ora come ora, ad esempio, festeggerei qualunque membro del Congresso che dovesse violare la legge Logan, nonché minare le manovre di Obama contro il Venezuela, oltre a quelle del governo in generale, che cerca di imporre nuovamente l’imperialismo yanqui (yankee, es) in Sudamerica.
E qualunque senatore che (per ipotesi), contattando il governo iracheno o andando in Iraq di persona, avesse cercato di minare la voglia di George Bush di dichiarare guerra all’Iraq nel 2002-03, sarebbe diventato un eroe.
Detto francamente, nel 1945 gli Stati Uniti hanno preso il posto della Germania e del Giappone come principale potenza imperialista e repressiva mondiale. Da allora l’obiettivo primario della politica estera americana consiste nello spianare la strada al potere delle grandi aziende globali, proteggendo loro e le migliaia di miliardi che rappresentano il loro bottino coloniale preso alle popolazioni costrette a subire la rapina e la schiavitù. L’idea di un “tradimento” contro la politica americana, come tale, non la considero più offensiva dell’idea di un tradimento contro la politica della Germania nazista.
Ecco un (brevissimo) elenco di casi in cui, dopo la seconda guerra mondiale, chiunque avesse violato la legge Logan e “tradito” la politica estera americana sarebbe diventato un eroe dell’umanità: il rovesciamento di Arbenz, Mossadeq, Sukarno e Lumumba; l’inizio della guerra di Vietnam; l’ondata di colpi di stato militari fascisti appoggiati dagli Stati Uniti in Sudamerica, a cominciare dal Brasile con Lindon Johnson e poi via via il resto del continente con Nixon e Kissinger; l’invasione indonesiana di Timor Est; la destabilizzazione dell’Afganistan con Carter; gli aiuti americani alle squadracce salvadoregne; le bugie dei due Bush che hanno portato alla prima e alla seconda guerra nel Golfo Persico; le bugie di Clinton che hanno portato alle guerre nei Balcani… e così via fino alla nausea.
Altissimo in cima alla lista c’è l’appoggio americano agli insediamenti israeliani, a partire dalla sua nascita illegittima nel 1948 e poi via via per tutta la sua storia fatta di pulizie etniche e apartheid.
Dunque, il tradimento contro lo stato americano e le sue politiche, di per sé, non è un crimine. È la politica dello stato americano ad esserlo, e spesso.