Di William Gillis. Originale pubblicato il 20 marzo 2020 con il titolo Revealed Preference: A Parable. Traduzione di Enrico Sanna.
Tre amici ereditano una casa in campagna da parte di un amico comune. Per questi giovani amici è un sogno che si avvera, stufi come sono della vita in città, ansiosi di coltivare autonomamente quello che mangiano. La casa è grande, bella e ben tenuta. Ha una cucina con diversi angoli cottura, il che è stupendo perché ognuno di loro preferisce cucinare per conto suo. La dispensa è piena, ci sono tanti attrezzi ben fornito e il pozzo trabocca, e ci sono anche ettari coltivati. Ciliegina sulla torta, c’è anche un frutteto che fornisce una gran varietà di frutti e bacche per tutto l’anno. Avocado, noci, pesche, fichi e così via. Non abbastanza per vivere solo di quello, ma abbastanza, una volta diviso in tre, da fare da complemento a tutto quello che coltivano.
Ma subito notano una cosa. Ci sono tre camere da letto, una delle quali è particolare. È quella al piano di sopra, che appare la migliore, mentre quelle di sotto, pur niente male, attirano meno. La stanza di sopra è un po’ più spaziosa, ha ampie finestre su due lati, ha un migliore isolamento acustico e il bagno.
Chi la prende?
I tre sono generosi ma sinceri. Ognuno di loro spiega perché preferisce la camera di sopra.
Amber è un’artista, vuole spazio per dipingere, e di sotto si sentirebbe oppressa. Per lei l’arte è importante e preferisce lavorare in camera.
Brandon è introverso, leggermente depresso, e desidera stare isolato, lontano dallo spazio comune del piano terra; e le due grandi finestre potrebbero essergli di grande aiuto: sole tutto il giorno senza il rischio che qualcuno si affacci.
Chris a volte diventa nervoso e si rinchiude in bagno per ore in una sorta di ritrovo spirituale. Ognuno preferirebbe avere il proprio bagno personale, ma non è giusto nei confronti dei due di sotto che dovrebbero condividere un bagno.
(Taggatevi)
Ognuno di loro tiene tantissimo alle proprie necessità, rinunciare alla stanza di sopra gli costerebbe psicologicamente caro.
Ma sono intimi amici, per cui il problema non degenera in conflitti o egoismi. Ognuno è sinceramente attento ai bisogni/desideri degli altri. Ognuno è pronto a sacrificarsi, ma al tempo stesso desidera fortemente la camera di sopra. I tre parlano, parlano, ma è difficile, parlando, capire chi ha più bisogno, o chi soffrirebbe di più la perdita. Cosa significa che uno desidera “fortemente” la camera? Cosa ha di diverso il suo desiderare “fortemente” rispetto a quello degli altri? I tre amici sono disorientati.
Alla fine, uno di loro trova una soluzione:
“Finora abbiamo dato per scontato che i frutti della terra saranno divisi equamente. E se cambiassimo le porzioni così che chi prende la camera di sopra prende meno?”
L’indignazione è immediata.
“Non si può imporre un prezzo alla salute mentale! È un’offesa. Non è giusto! Non è da amici! Essere buoni amici significa dividere tutto in parti eguali.”
“Va bene, ma nelle condizioni in cui siamo c’è un inevitabile squilibrio. Non possiamo rifare la casa, almeno non in tempi ragionevoli e con le energie e le risorse che abbiamo. Sto solo suggerendo di controbilanciare la cosa.”
“Ma sicuramente qualcuno ha bisogno della camera di sopra più degli altri. E bisogna rispettare questo bisogno, dobbiamo riparare al danno che fa agli altri, non prendergli qualcosa in cambio. Sarebbe una transazione, corromperebbe lo spirito altruistico che comporta la cessione della camera a chi ne ha più bisogno. E poi come facciamo a determinare quanto, in percentuale, ‘vale’ la camera di sopra?”
“Va bene, ma privare gli altri due di quella camera procura loro qualche danno, e noi dobbiamo riparare quel danno. Ogni mese che passa acuisce il danno, che potrebbe essere alleviato con una maggiore offerta di beni. Due hanno più fichi e avocado e il terzo meno. Così riequilibriamo la cosa. Possiamo sperimentare varie percentuali, per capire a quanto uno è disposto a rinunciare per avere la camera. Una frazione dei frutti è qualcosa di reale, tangibile; osservando come funziona il commercio possiamo capire come funzionano le preferenze in un modo che altrimenti, continuando a dire “quanto fortemente” desideriamo qualcosa, non riusciremo mai a capire. Se poi si giudica ingiusto lo scambio, possiamo sempre rivederlo.”
“E questo peggiora le cose, perché ognuno di noi valuta i frutti in maniera diversa. Qualcuno potrebbe attribuire al burro di noci un grande valore e altri nessuno. Qualcuno potrebbe anche rinunciare alla sua quota del frutteto. Per non parlare della differenza tra “frutto e frutto”: vuoi che scambiamo frazioni delle nostre richieste con avocado contro fichi?”
“Bè, io non volevo essere così pignolo giusto per una camera, certo se si guarda nel dettaglio l’accordo diventa troppo fiscale, richiede troppa cura e non ne vale la pena, ma cosa c’è di male se facciamo un po’ di chiarezza riguardo i pro e i contro? E poi non è detto che si debba pagare con frutti della terra; si potrebbe pagare con servizi, lavoro, qualunque cosa.”
“Allora tu vuoi che chi sta di sopra paghi un affitto agli altri due?”
“Ripeto, qui si tratta di compensare la perdita di chi andrà a vivere di sotto. Il punto è che prendendo in esame le possibilità di scambio possiamo trovare un accomodamento tale per cui ognuno trovapreferibile un certo particolare insieme fatto di camera più benefici più servizi. Per cui ognuno guarda alla situazione e preferisce un suo particolare arrangiamento. Un processo a somma positiva, insomma.”
“Per me non si possono generalizzare ‘desiderio’ e ‘danno’. Lo stress causato dall’impossibilità di stare tutto il pomeriggio al sole non può essere ‘compensato’ con qualche torta alla frutta. Si tratta di esperienze diverse, incommensurabili.”
“Ma è proprio così? Certo, per certi versi hai ragione. Ma la coscienza umana segue un filo unico, riduce ogni tempesta cerebrale ad un solo oggetto, ad una sola azione. Nella nostra coscienza individuale, piacere e dispiacere tendono all’unità. Siamo perlopiù unitari. Possiamo provare tanti desideri, ma siamo costretti a convergere su uno solo, o almeno su un certo insieme di desideri. Pensiamo: ‘Vivo una giornata felice?’ E rispondiamo aggregando tutti i piaceri e i dispiaceri della giornata in una sola conclusione, dirigiamo le nostre emozioni in una direzione precisa. Certo, a volte fatichiamo a trovare una conclusione, o a individuare il filo, il cervello è caotico. Ma, detto in termini pratici, siamo individui. Sarebbe interessante esaminare i modi in cui differiamo, ma un’immagine interessante non è necessariamente un’immagine accurata, e non dobbiamo promuovere la nostra eccezione fino a confonderla con l’andamento generale. Generalmente parlando, piacere e dispiacere nella mente vengono soppesate, possiamo compensare l’uno con l’altro.
“Pensiero molto meccanicistico, matematico, rischia di diventare traballante. Prima dici che dobbiamo scambiare la camera con porzioni di raccolto, ora mi sa che vuoi scambiare servizi con frutti per raggiungere un accordo sulle camere. Dove vuoi andare a parare? I nostri rapporti devono diventare materia contrattuale?”
“Il fastidio potrebbe subire la legge dei rendimenti decrescenti. Spesso amicizia significa far finta di non vedere molte cose, almeno le più insignificanti, non tener conto di tante cose che avvengono tra noi. Ma un contratto esplicito è davvero così orribile? Spesso ci sforziamo di rendere il più possibile esplicito il consenso. In questo caso, dato che la posizione della camera sembra essere molto importante per tutti, perché potrebbe avere un impatto quotidiano su ognuno di noi, io sto semplicemente suggerendo uno scambio, così che ognuno di noi, quanto a alloggio, servizi e frutti, senta di aver complessivamente guadagnato, così che non si trovi ad invidiare la situazione di qualcun altro.”
“E io dico che una ‘soluzione’ del genere non solo ci danneggerebbe tutti quanti, moltiplicando le cause di ingiustizia dalle camere alle camere più i servizi più i frutti, ma ci spingerebbe anche a risolvere altre questioni nello stesso modo. È un pensiero contagioso. Cominciamo con poche cose e la finiamo con tutta la proprietà, finché non resta più spazio per i rapporti informali e ogni interazione richiede un mucchio di discussioni. E se i due che stanno di sotto litigano sull’uso del bagno? Dovrebbero trovare un accordo quantificando l’utilizzo del bagno e dividendone il diritto d’uso, o scambiandolo con qualcos’altro? E cosa succede se uno di noi è più furbo nei negoziati? E se scopriamo che qualcuno ha un’indole burocratica ed è fissato con le minuzie di un contratto? Certo, entrambe le parti potrebbero beneficiare, ma, e se una parte beneficia più dell’altra? E poi, come facciamo a far rispettare le regole? E se qualcuno viene sorpreso a prendere più della sua quota di frutti? E se i due al piano di sotto si cronometrano la sosta in bagno e vogliono un risarcimento punitivo per eventuali violazioni? No, è meglio accettare la perdita in partenza. Accettare che una persona vada a beneficiare della camera di sopra e buonanotte. Qualunque altra cosa rischia di creare una spirale di mercanteggiamenti da incubo.”
“Cosa è che ci costringe a dover rispondere di qualcosa? Qualche accordo esplicito per correggere uno sbilanciamento nell’alloggio non dovrebbe cambiare il nostro atteggiamento. Se qualcuno rompe le scatole facendo il fiscale possiamo trattarlo come trattiamo qualunque altro rompiscatole. Non sto dicendo che dobbiamo prostrarci di fronte a qualche nuova divinità, a qualche nuovo regolamento, e obbedire incondizionatamente per sempre, ignorando o perdendo di vista le ragioni per cui abbiamo fatto questa scelta riguardo le camere. Sto solo dicendo che prendere in considerazione uno scambio può essere utile per ridurre i danni fatti a qualcuno e riportare in piano la situazione. Ma guarda dove porta la tua paura di risolvere la questione con uno scambio: ad accettare un equilibrio precario. Certo, c’è il rischio che si esageri con la mania degli accordi, in ogni casa si corrono grossi rischi ad essere troppo fiscali, si finisce per riempire minacciosi tazebao di istruzioni dettagliate su ogni cosa, ma una certa chiarezza è utile, aiuta a mantenere la pace e risolvere le questioni. E se pensi che ci sia malizia tra noi, perché non dici che affidare la cosa a chi riesce ad essere più persuasivo è l’ultima cosa da fare? Potrei capovolgere il tuo discorso e dire che la situazione potrebbe sfuggire di mano, e la poca chiarezza potrebbe dare la possibilità a qualcuno di prendere il sopravvento sugli altri. Sto solo dicendo che l’ipotesi di uno scambio ci consente di far quadrare le cose meglio di quanto non possano fare discussioni sconnesse sui sentimenti e le preferenze. Quando accetti uno scambio perché pensi che ne trarrai beneficio, stai rivelando chiaramente a tutti molto le tue preferenze. Ma l’accordo deve essere reale, deve concretizzarsi in uno scambio con qualcosa che noi riconosciamo come “nostro”, altrimenti possiamo anche dire che fingi e non arriveremo mai a conoscere le tue vere preferenze.”
“E qui ti voglio! Perché tu parli di proprietà e di scambi. Di titoli e di mercati. Già c’è dietro tutta una storia marcia, e marci sono anche quelli che difendono queste cose, ma il fatto è che è abbiamo già fatto l’esperimento. Basta guardare il mondo creato dal capitalismo per capire dove porta il mercato. Secoli di storia dimostrano che il mercato schiavizza e depreda. Quando lasci che qualcuno vanti diritti su qualcosa così da poter mercanteggiare tali diritti con qualcun altro, ecco che si scatena la competizione selvaggia, con tutta la violenza brutale che questo comporta, con sempre più ricchezze nelle mani di pochi e un mondo devastato.”
“Andiamo, sono tutte balle storiche. I mercati sono sempre esistiti perché le persone, praticamente in tutte le società, hanno sempre riconosciuto e rispettato i diritti esclusivi di possesso di certe cose, anche una camera da letto, lasciando che si scambiassero questi diritti. Certo le diverse società hanno adottato il mercato con scopi, norme e meccanismi molto diversi, ma la sostanza di fondo è che tutte hanno adottato il mercato. Il mercato è uno strumento che serve a capire quali sono le reali preferenze delle persone così da arrivare a soluzioni che sono vantaggiose per tutte le parti. Lo scambio può avvenire in molti modi, in maniera molto informale o molto formalizzata, tra stranieri che si scambiano beni personalmente, sul momento, o anche nel tempo sotto forma di prestiti o favori tra membri della stessa comunità. Il vantaggio del commercio è una chiarezza che va oltre le parole della preferenza rivelata, e in più producono prosperità reciproca e una relazione a somma positiva. Certo, il mercato può essere storpiato e trasformato in qualcosa di violento. Qualunque strumento può essere preso e utilizzato da poteri piramidali e tirannici, compresa la scienza e l’arte. Ma la brutalità del capitalismo non nasce dal mercato. Le enclosure non sono state pianificate da un gruppetto di donne che vendevano verdura al mercato cittadino. Nessun artigiano di nessuna corporazione ha mai fatto soldi a palate con le sue mani o assoldato crumiri. L’orrore del capitalismo è passato per molte strade, il potere è stato edificato da tante parti interessate, spesso passava e si esprimeva attraverso il mercato, così come un sistema di potere può passare ed esprimersi attraverso la letteratura o la tecnologia, ma il suo potere nasce sempre in violente istituzioni sistemiche. E non sono le istituzioni a basarsi sullo scambio a somma positiva ma il contrario.”
“Non so, ma sembra quello che dicono i capitalisti.”
Lascio al giudizio del lettore stabilire quale dei tre protagonisti parlava con chi.
Dico solo che i tre alla fine non decidono di scambiare servizi o frutti con la camera di sopra. Quello che prende la camera di sopra non convince pienamente gli altri, cosa impossibile senza mercanteggiare la forza delle proprie preferenze, e gli altri la cedono più che altro per evitare conflitti e discussioni. Ma l’assenza di chiarezza significa che quelli che stanno in basso ogni tanto faranno qualche casino. Due di loro, però, continuano a guardare con sospetto chi ha proposto lo scambio come soluzione. Perché ogni buona persona di sinistra, ogni giovane, sa che non c’è niente di più subdolo del commercio.