[Di Roderick Long. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 27 febbraio 2017 con il titolo Stop Banning Muslims, Stop Banning Guns. Traduzione di Enrico Sanna.]
Il dibattito sui controlli migratori del presidente Trump e il dibattito sul controllo delle armi appaiono sorprendentemente simili. Cambia solo chi sta da che parte.
Nell’uno e nell’altro caso, i sostenitori del controllo dicono che è necessario per evitare incidenti possibilmente letali, mentre gli oppositori sono del parere che, primo, l’impatto di un eventuale provvedimento politico su tali incidenti è sovrastimato, e secondo, che è ingiusto restringere la libertà di una vasta categoria di persone, gran parte delle quali pacifiche e innocenti, semplicemente perché una piccola percentuale di essa potrebbe fare atti violenti.
Quando la grossa categoria in questione è rappresentata da musulmani immigrati o che vorrebbero immigrare, chi difende le politiche restrittive tende ad essere repubblicano, mentre chi si oppone è tendenzialmente democratico.
Invertendo le parti, quando la grossa categoria in questione è rappresentata da chi possiede o vorrebbe possedere un’arma, chi difende le politiche restrittive tende ad essere democratico, mentre chi si oppone è tendenzialmente repubblicano.
Eppure è difficile notare la differenza tra i due casi in termini di principi fondamentali. O lo stato ha il diritto giustificato di irrompere nella vita dell’individuo, di manipolarla, e in molti casi di mettere a rischio un gran numero di vite innocenti per poter speculativamente bloccare un numero esiguo di criminali, oppure no. I concetti di giusto e sbagliato non si possono invertire magicamente secondo che l’obiettivo della politica siano immigrati musulmani o possessori di armi.
Da notare anche che in entrambi i casi gli appelli retorici di chi propone una politica restrittiva sono simili. “Guardate gli occhi di queste persone colpite dalla violenza delle armi,” incalzano molti democratici, “e riflettete: come potete sostenere il diritto di possedere armi di fronte alla sofferenza di queste vittime?” Oppure: “Guardate gli occhi di queste persone colpite dalla violenza del terrorismo domestico,” incalzano molti repubblicani, “e riflettete: come potete sostenere il diritto dei musulmani di immigrare di fronte alla sofferenza di queste vittime?” Ognuna delle due parti trova convincente il suo ricatto emotivo, mentre resta del tutto indifferente all’altra parte. Perché questi appelli invariabilmente annebbiano la distinzione tra i tanti innocenti e i pochi criminali.
Anche gli aspetti pragmatici delle due politiche sono simili. L’impatto che il divieto d’immigrazione potrebbe avere su eventuali attentati è dubbio, dato che gran parte dei recenti atti terroristici negli Stati Uniti era di produzione casalinga (e dato che molti di quelli a cui viene impedito l’ingresso sono potenziali alleati contro il terrorismo). Allo stesso modo, l’impatto che il controllo delle armi da fuoco potrebbe avere sulla violenza è pure dubbio, data l’esistenza di un prolifico mercato nero delle armi (e dato che il possesso di un’arma fa da deterrente al crimine). In entrambi i casi, i costi dell’azione del governo si riassumono nella limitazione della libertà per milioni di persone inoffensive, mentre i benefici appaiono scarsi.
Sia i liberal che i conservatori mostrano incoerenze; ognuna delle due parti impiega argomenti a sostegno della propria tesi, che poi rigetta con forza quando si tratta della tesi della parte opposta.
Quando il figlio di Donald Trump ha detto che lasciar entrare rifugiati siriani era come mangiare confettini da una ciotola sapendo che alcuni sono velenosi, i liberal erano giustamente irati, hanno fatto notare che un simile paragone non solo era un insulto ma esagerava anche enormemente il rischio intrinseco. Eppure il loro sostegno al controllo delle armi si basa sulla stessa logica dei confettini, sacrifica la libertà dei tanti per tenere lontana una potenziale minaccia dai pochi, e similmente ignora l’evidente grossolana esagerazione del rischio.
I liberali che giustamente si oppongono ai controlli migratori di Trump dovrebbero guardare il proprio sostegno al controllo delle armi attraverso lo stesso microscopio analitico. Allo stesso modo, i conservatori che giustamente si oppongono al controllo delle armi dovrebbero guardare il proprio sostegno ai controlli migratori di Trump attraverso lo stesso microscopio analitico.
I controlli migratori sfruttano la violenza di pochi come pretesto per colpevolizzare milioni di musulmani pacifici. E le leggi sul controllo delle armi sfruttano la violenza di pochi come pretesto per colpevolizzare milioni di pacifici possessori di armi. In una società libera non c’è posto per nessuna di queste due politiche.