Chi ci Protegge dai Nostri “Protettori”?

[Di Kevin Carson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 21 febbraio 2017 con il titolo Can Someone Protect Us From Our “Protectors”? Traduzione di Enrico Sanna.]

Credo di essere un “clictivista”. Firmo petizioni e mando email in risposta a molte richieste per cause che considero giuste, calcolando che tanto non fa male e anzi potrebbe dare una mano d’aiuto. Ultimamente, ho mandato un’email al governatore dell’Arkansas, Asa Hutchinson, chiedendogli di fare quello che è in suo potere per aiutare i rifugiati e proteggere i residenti mediorientali dall’ordine esecutivo di Trump, che colpisce gli immigrati di sette paesi in maggioranza musulmani.

Hutchinson (anzi qualcuno del suo staff, Mariano Reed) ha risposto, com’era da immaginarsi, con una dichiarazione preformattata e ipocrita che tutto è tranne una risposta. “Lieto e grato per l’interessamento e il massiccio sostegno degli abitanti dell’Arkansas per il benessere dei Rifugiati,” bla bla, “incoraggiante e rassicurante che gli abitanti dell’Arkansas siano animati dal desiderio di aiutare i propri simili in tempi di crisi,” bla, “se è innegabile che un’ampia maggioranza di rifugiati che vengono in America fugge reali pericoli nella loro madrepatria, è pur vero che la richiesta di asilo di chiunque aspiri ad entrare negli Stati Uniti richieda un attento esame al fine di proteggere la nostra sicurezza,” bla bla bla, “decisamente sensibili in materia di sicurezza, in modo particolare quelli correlati al terrorismo internazionale,” bla, “bilanciare accuratamente lo spirito compassionevole di questo grande paese con le preoccupazioni attinenti la sicurezza in particolar modo alla luce di quanto accaduto l’Undici Settembre 2001.”

Ovvero, nulla. Mi ricorda un politico, in una storia di fantascienza o altro, il cui programma politico, convertito in logica matematica, con tutti gli elementi contrastanti che si annullavano a vicenda, dava come risultato zero. Se ci fosse ancora H. L. Mencken, troverebbe più materia per i suoi sfottò in Hutchinson che in Harding.

Il suo equilibrio retorico tra cause umanitarie e paura del terrorismo è pieno di falsità, come quei servizi giornalistici in cui “parti opposte” discutono di questioni come i cambiamenti climatici, il creazionismo o la terra piatta. I suoi timori riguardo il pericolo terroristico rappresentato da rifugiati “non esaminati” sono una sciocchezza. In effetti, i rifugiati sono già più che esaminati. I rifugiati provenienti dai sette paesi colpiti dal bando antiislamico di Trump hanno ucciso zero (zero) americani in attacchi terroristici negli ultimi quarant’anni. Nello stesso periodo, diciassette persone provenienti da quei paesi hanno cercato di compiere attentati, ma la maggior parte di questi “attentati terroristici” erano in realtà trappole organizzate dalla polizia federale, il cui risultato è stato l’arresto di “complottisti” la cui competenza e credibilità era praticamente nulla.

Gran parte degli attacchi terroristici in territorio nazionale degli ultimi anni è stato commesso da fondamentalisti bianchi con la bandiera dei confederati. E voi sapete chi sostenevano alle ultime presidenziali. Quando vedo un immigrato mediorientale o un musulmano, non mi capita mai di chiedermi se può diventare violento. Quando vedo uno di quei vecchi con la bandiera dei confederati o con l’adesivo di Trump, invece, questo pensiero mi viene sempre. Quelli così ce l’hanno sempre con i musulmani (o i sikh, gli indù o chissà chi altro, perché sono troppo stupidi per capire la differenza). Ogni giorno sentiamo di donne musulmane aggredite in pubblico, l’hijab strappato, moschee, sinagoghe, chiese dei neri bruciate o deturpate con le svastiche. E a fare così non sono musulmani.

Non credo affatto che i rifugiati siano una minaccia alla “sicurezza”. Ci credono solo gli idioti suggestionati dalla propaganda di destra di politici assetati di potere ansiosi di espandere il proprio potere.

A preoccuparmi, e moltissimo, è il tentativo di ampliare lo stato di polizia. Questo presidente rovina l’esistenza di persone tra le più vulnerabili al mondo, minaccia di inviare le truppe federali a Chicago, monta un casino sulla soppressione del voto federale su larga scala per fermare un’inesistente “frode”, dà alle forze di polizia il potere di fare incursioni senza mandato fino a cento miglia oltre il confine, e fornisce una copertura politica ai poliziotti locali affinché possano pestare e uccidere impunemente. E ha scelto un fascista, ex direttore di un sito suprematista bianco della destra alternativa, perché gli detti i consigli.

Lo stato usa finte “minacce” di ogni genere per spaventarci e indurci a cedere il potere. Potere che poi usa per minacciarci davvero.

Anarchy and Democracy
Fighting Fascism
Markets Not Capitalism
The Anatomy of Escape
Organization Theory