I diritti degli animali dopo l’undici settembre
[Di Chad Nelson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 3 maggio 2016 con il titolo When Compassion is Terrorism: Animal Rights in a Post-9/11 World. Traduzione di Enrico Sanna.]
Viviamo in un mondo malato in cui Joseph Buddenberg e Nicole Kissane, due amanti dei più deboli, devono lottare semplicemente per aver avuto il coraggio di agire con compassione. In un mondo in cui la giustizia è un bene scarso, perché sorprendersi quando antiterroristi come Buddenberg e la Kissane sono etichettati come terroristi?
Presto Buddenberg sconterà una condanna a due anni, patteggiata per evitare il processo, con l’accusa di aver violato la Animal Enterprise Terrorism Act (AETA). Anche la Kissane ha accettato il patteggiamento e sarà processata a giugno. Da notare che, come accade solitamente quando si è accusati sulla base di questa legge, ai due imputati è stato offerto un alleggerimento della pena in cambio della delazione. Avendo rifiutato, meritano l’elogio. Il loro rifiuto di cooperare permetterà ad altri come loro di continuare a salvare la vita altrui rischiando la propria.
Cosa hanno fatto per meritare il marchio disonorante di terroristi? Hanno semplicemente salvato la vita a migliaia di animali imprigionati e seviziati. Invece di aspettare la riforma verso una “economia dal volto umano”, che migliori le condizioni degli animali in cattività e riduca i metodi barbari di macellazione (riforme comunque meritevoli, secondo me), Buddenberg e la Kissane hanno preso la scorciatoia: hanno liberato i reclusi e lasciato un messaggio ai carcerieri. Hanno danneggiato o distrutto la loro proprietà come avvertimento e per assicurarsi che non venisse più usata come arma di distruzione di massa.
Tra i liberati c’erano visoni stipati in piccole gabbie orribili in attesa della morte. Presto li avrebbero gasati, folgorati, avvelenati, o uccisi con un colpo al collo, per poi essere scuoiati; tutto perché alcune persone possano usare la loro pelliccia per la loro vanità. In quello che sarebbe un loro comunicato, Buddenberg e la Kissane descrivono a tinte vive la liberazione di uno di questi animali: “La timidezza iniziale [del visone] si è subito trasformata in una cacofonia di squittii, capriole, giochi allegri e nuotate nel torrente che scorre proprio dietro la proprietà dei Moyle. Vivranno la loro nuova vita lungo le rive dello Snake River.” A rendere agrodolce la vittoria dei due è però l’accusa.
L’AETA è stata approvata nel clima febbrile post-undici settembre su richiesta dell’industria che sfrutta gli animali. Attenti a non sprecare l’occasione fornita dalla crisi, gli sfruttatori hanno pompato milioni verso il Congresso perché approvasse una legge che considera terroristi quelli che si oppongono a loro. Molti costituzionalisti ritengono incostituzionale l’AETA (come molto probabilmente è), ma ciò ha poca importanza in casi come questo.
Per i due, e per i tanti attivisti che riconoscono la profonda corruzione dello stato americano e di tutte le sue leggi marce e immorali, la costituzione non ha autorità, per citare l’abolizionista e avvocato ottocentesco Lysander Spooner. Serve solo a combattere le proprie battaglie o a difendersi dentro il sistema, dove ha la sua validità. Nessuna battaglia legale può avere l’impatto che ha l’azione diretta di queste due persone coraggiose. Il loro gesto spingerà tanti altri a fare lo stesso, e ogni atto eroico contribuirà a distruggere l’industria dello sfruttamento animale.
Articolo citato in:
• Chad Nelson, Two Heroes Off to Prison, North American Animal Liberation Press Office, 3 maggio 2016
• Chad Nelson, When Compassion is Terrorism: Animal Rights in a Post-9/11 World, Counterpunch, 5 maggio 2016