[Di Kevin Carson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 9 agosto 2016 con il titolo It’s Time to Destroy Elsevier (Just for Starters). Traduzione di Enrico Sanna.]
Giusto a giugno scorso Elsevier (una delle famiglie criminali più tristemente famose per come pompano i prezzi di opere editoriali proprietarie) ha acquisito SSRN, il più grande archivio ad accesso libero di opere accademiche. Proprio così: un editore che fa pagare trenta dollari per accedere a documenti di trent’anni fa, chiude le alternative legali gratuite e attacca siti di condivisione come Sci-Hub. Un sondaggio fatto dalla rivista Science, intanto, rivela come l’88% dei rispondenti consideri moralmente accettabile accedere gratuitamente ad articoli “piratati” su siti di condivisione, mentre il 25% di loro già lo fa ogni settimana (“In survey, most give thumbs-up to pirated papers,” Science, 6 maggio). Ora più che mai si chiede a gran voce che qualcuno faccia con l’editoria accademica quello che il movimento per la libera condivisione ha fatto con l’industria discografica.
In un momento in cui i prezzi degli editori accademici sono ai massimi (di norma, 25-30 dollari ad articolo), la preoccupazione principale degli attori principali dell’industria non è il prezzo d’accesso, ma (sentite questa) lo scaricamento gratuito. Alicia Wise, che dirige il settore accesso universale, ha scritto su Twitter lo scorso 14 marzo: “io sono per l’accesso universale, ma non per il furto!” Ma ciò che fa la sua azienda è un furto messo in pratica.
Fortunatamente, considerato il trattamento subito da The Pirate Bay, Sci-Hub sta facendo molto per venire incontro alle esigenze dell’editoria accademica, almeno in ambiente scientifico. Elsevier ha cercato soluzioni legali, compreso il sequestro del dominio, per chiuderlo. Ma Sci-Hub risiede in server russi, è fuori dalla portata della giustizia americana e se chiuso può riapparire immediatamente con un dominio diverso.
Come sostiene Jimmy Tidey, però, dobbiamo espandere il modello rappresentato da Knowledge Commons fino a comprendere tutta l’editoria accademica, e promuovere l’offerta di beni comuni a discapito degli interessi proprietari (“Designing a fair and sustainable system of academic publishing,” P2P Blog, 28 luglio).
Nell’articolo citato, Tidey demolisce gran parte degli argomenti portati contro Sci-Hub da Marcia McNutt, redattrice di Science, in un suo editoriale finalizzato alla diffusione del panico (“My love-hate of Sci-Hub,” Science, 29 aprile). La McNutt lamenta il fatto che i download illegali da Sci-Hub privano gli editori tradizionali degli introiti necessari a finanziare i loro legittimi costi operativi, e li derubano di quei lettori che cercano dati statistici sulle citazioni.
Come nota Tidey, però, potrebbe ciò potrebbe essere offerto da una struttura editoriale aperta e unificata governata secondo i principi della governance delle risorse comuni di Elinor Ostrom. Questa struttura potrebbe offrire ad un certo genere di lettori un database trasparente e un indice analitico delle citazioni, in alternativa all’offerta frammentaria fornita dall’attuale sistema basato sulle riviste o, per fini di autopromozione, all’interno dei dipartimenti universitari.
Le tariffe di accesso richieste per servizi come quelli offerti da Elsevier, inoltre, sono molte volte la cifra necessaria a coprire i costi legittimi, come la paga del personale e l’hosting del sito web. Non a caso il margine dell’industria editoriale proprietaria online è di circa il 40%; e a questi probabilmente si aggiungono costi generali enormemente gonfiati, investimenti irrazionali e conflitti di interessi, come accade in tutte quelle organizzazioni che hanno il profitto garantito dalla posizione monopolistica.
Grazie alla capacità delle reti autogestite di mettere sotto assedio istituzioni antidiluviane come l’impresa capitalista, e lo stato che ne è il servitore, siamo molto vicini alla realizzazione dell’obiettivo dichiarato da Aaron Swartz nel suo Guerrilla Open Access Manifesto. Da anni, nota Swartz, guerriglieri accademici condividono i propri privilegi di accesso agli archivi delle riviste, scaricando articoli per poi passarli ai colleghi fuori dal sistema. E grazie a servizi come Sci-Hub, queste persone rispondono all’invito di Swartz di…
“Prendere informazioni ovunque siano, farne copie e condividerle con il mondo. Dobbiamo prendere ciò che non ha copyright e archiviarlo. Dobbiamo acquistare database segreti e divulgarli in rete. Dobbiamo scaricare riviste scientifiche per caricarne i file sulle reti di condivisione.”
Come tutte le forme di autorità, la “proprietà intellettuale” è una forma di irrazionalità. Le persone libere, che creano e condividono il sapere gratis, trattano la “proprietà intellettuale” come un pericolo. E lo aggirano.