[Di Logan Glitterbomb. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 30 aprile 2016 con il titolo Kurdistan as an Anarchist Society. Traduzione di Enrico Sanna.]
Quando guardiamo alla storia alla ricerca di esempi di società anarchiche pensiamo spesso agli anarchici spagnoli in Catalogna o agli sforzi dell’esercito Zapatista in Messico. Entrambi sono esempi di gruppi che usano tattiche proprie dei conflitti armati rivoluzionari contro lo stato e il capitalismo, nel tentativo di edificare una società autonoma senza stato hic et nunc. Se la Catalogna anarchica alla fine fu schiacciata da forze esterne, gli zapatisti lottano ancora, anche se con metodi diversi dal passato.
E poi c’è il Partiya Karkerên Kurdistanê (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, o PKK). Un tempo era un partito marxista-leninista che lottava per far nascere uno stato curdo indipendente chiamato Kurdistan. Con la guida del suo leader Abdullah Öcalan, però, il partito cambiò piattaforma e strategia. Durante la prigionia, Öcalan ebbe uno scambio di corrispondenza con l’anarchico americano Murray Bookchin, che lo influenzò profondamente con la sua filosofia del comunalismo libertario. Öcalan chiese al PKK di adottare una piattaforma basata sul confederalismo democratico, abbandonando la richiesta di uno stato curdo per sostenere l’assenza totale dello stato.
Il confederalismo democratico è una struttura politica formata da varie comunità indipendenti e autonome, che collaborano tra loro come una confederazione basata a livello locale sul principio della democrazia diretta partecipata, dell’ecologia sociale, e dell’anarco-femminismo. Secondo lo stesso Öcalan, il confederalismo democratico “è aperto ad altre fazioni e gruppi politici. È flessibile, multiculturale, antimonopolistico e orientato al consenso.” Queste comunità autonome si basano sui valori del comunalismo; le risorse sono divise tra tutti, cosa che rende irrilevanti o inutili le tasse e la ridistribuzione forzata delle risorse e della ricchezza.
Il punto centrale è l’edificazione di sistemi autonomi, ignorando del tutto lo stato durante il processo decisionale. Non vedono la rivoluzionaria necessità, né la percorribilità, di un rovesciamento violento dello stato. Al contrario, sostengono una evacuazione pacifica dallo stato, una sua dissoluzione man mano che le comunità locali edificano al suo posto i propri sistemi politici. Ma capiscono anche che lo stato e i gruppi d’interesse sono pronti ad una vendetta violenta; da qui la forte necessità di un’autodifesa. È per questo che le comunità mantengono una serie di milizie armate decentrate come Yekîneyên Parastina Gel (Unità per la Protezione del Popolo, o YPG) and Yekîneyên Parastina Jin (Unità per la Protezione delle Donne, o YPJ). Queste attività sono finanziate direttamente dalla comunità tramite raccolte di fondi, concerti, intrattenimenti e attività economiche indipendenti. Questo è un vero esempio di agorismo comunitario all’opera.
Finora il modello YPJ/YPG si è dimostrato valido, è riuscito a rompere le linee difensive dell’Isis per salvare migliaia di yazidi (un popolo spesso odiato e bollato come “adoratore del demonio” da parte di molte comunità islamiche locali) durante l’assedio sul Monte Sinjar nel nord Iraq. Nonostante le gravi perdite, sono riusciti anche a difendere Kobanê quando l’Isis ha sferrato un attacco con mezzi corazzati, missili e perfino droni.
La filosofia e le azioni di questo gruppo hanno già ispirato persone in tutto il mondo, spingendole ad unirsi nella lotta. Molti socialisti, comunisti, comunalisti, libertari e anarchici migrano per dare una mano alla lotta mano nella mano con il PKK. YPG e YPJ ora combattono per assicurare e mantenere l’autonomia della confederazione democratica curda opponendosi al governo turco e all’Isis, e con la speranza di espandere la filosofia molto oltre un Kurdistan indipendente e senza stato. Il PKK spera in una rivoluzione di lavoratori confederati democratici, che si diffonda in tutto il mondo così come accadde alle rivoluzioni marxiste-leniniste del passato. Questa volta, però, con la speranza di arrivare al successo con metodi più libertari. Questa è una rivoluzione anarchica proprio davanti ai vostri occhi.