Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 29 aprile 2018 con il titolo The Failures of Constitutionalism. Traduzione di Enrico Sanna.
La prima volta che ho sentito la parola libertario fuori dal contesto anarchico di sinistra è stato in riferimento al costituzionalismo paleoconservatore del primo Tea Party e alla “Rivoluzione” di Ron Paul. Se da una lato mi colpiva, tra le altre cose, la loro forte posizione antibellica e l’opposizione al salvataggio delle banche, dall’altro mi lasciava perplesso il modo in cui la cosa veniva racchiusa nel discorso sulla costituzione americana.
Ho sempre considerato strano e vagamente umoristico, ad esempio, il modo in cui questi amici della costituzione insistono sulla carta dei diritti. Non smettono di tesserne gli elogi. Non capiscono che chi si batté per l’inclusione della carta dei diritti lo fece solo come tentativo estremo quando si accorse che non avrebbe ottenuto l’obiettivo originario: bloccare la nascita della nuova costituzione americana in favore dei meno accentratori (ma altrettanto colonialisti) Articoli della Confederazione.
Più ancora mi preoccupava vedere come si consolida l’alleanza tra i libertari di vario tipo e questi patriottici fan della costituzione. Ad esser sincero, le due parti sono incompatibili, tenute assieme solo dalla venerazione della costituzione.
Se molti amici della costituzione pensano che la fondazione dell’America sia stata una grande conquista della civiltà occidentale che portò democrazia e libertà nel nuovo mondo, gli estremisti libertari la pensano altrimenti. Capiscono che l’america è nata a spese di chi già viveva nell’Isola della Tartaruga, come gli indiani chiamavano il Nord America, e non era affatto quella roccaforte della libertà che molti credono.
Se molti amici della costituzione esaltano il primo emendamento, è però vero che molti di loro sostengono che chi fa una controprotesta viola la libertà di espressione di altri semplicemente perché fa una controprotesta e non chiede di ingabbiare tutti per quello che dicono.
E molti amici della costituzione elogiano il secondo emendamento, ma nessuno ha la faccia di ammettere che riguardava i miliziani, gran parte dei quali erano guardiani di schiavi o persone assoldate per combattere gli indigeni. Al contrario, un estremista libertario non ha bisogno di sventolare un pezzo di carta di due secoli fa per giustificare il diritto all’autodifesa: gli basta puntare il dito sugli emarginati e gli oppressi che storicamente difendono le loro comunità con le armi.
Se molti amici della costituzione sostengono che il proibizionismo fu un fallimento, e che fu necessario approvare il diciottesimo e il ventunesimo emendamento per abrogarlo, e se molti di loro talvolta chiedono che anche la cannabis venga legalizzata e regolata, un estremista libertario rimane scettico di fronte all’attuale tendenza legalizzatrice. Ci vede un piano capitalista per arricchire pochi operatori a spese dei milioni che hanno spianato la strada e le cui vite sono state rovinate dal sistema giudiziario americano. Gli estremisti libertari non vogliono legalizzazioni e normative. Vogliono una decriminalizzazione di tutte le droghe, non solo la cannabis, e il rilascio immediato e retroattivo di tutte le vittime della guerra alla droga e/o la cancellazione delle loro fedine penali. Legalizzare non significa nulla se non si risolve la questione dell’incarcerazione di massa.
Se molti amici della costituzione credono che solo il congresso abbia il potere di dichiarare guerra entro i confini delle leggi costituzionali, gli estremisti libertari chiedono la fine di tutte le guerre imperialiste e l’abolizione dello stato.
Molti amici della costituzione pensano che l’unico ruolo appropriato per lo stato sia l’esercizio della giustizia penale, a cui un estremista libertario potrebbero rispondere che le nostre forze di polizia nascono dai guardiani di schiavi, assunti come picciotti armati per servire quello che sarebbe diventato il più grande sistema d’incarcerazione di massa al mondo. Ora gli amici della costituzione dicono che la schiavitù è terminata con l’approvazione del tredicesimo emendamento, e qui un estremista libertario obietterebbe citando il testo dell’emendamento che, senza giri di parole, ammette la schiavitù per chi è in carcere.
Molti amici della costituzione, poi, vedono nei confini nazionali un’imprescindibile forma di difesa, nonché una funzione propria dello stato, mentre gli estremisti libertari credono nell’abolizione dei confini nazionali e nella libera circolazione di tutti.
Molti di questi amici della costituzione sostengono stancamente che “Tutti gli uomini nascono uguali”, ma molti tra questi non vogliono ammettere che quelle parole sono vuote oggi così come quando furono formulate ai tempi della schiavitù, del genocidio e del bigottume elevato a sistema dallo stato. Ma anche quando ammettono il fatto, cercano di minimizzare, o lo liquidano come una cosa del passato. Al contrario, gli estremisti libertari riconoscono che quelle parole sono ancora oggi lontane dal vero, e che tornare indietro, riavvicinarsi agli ideali dei padri fondatori significa soltanto ricusare gran parte del progresso fatto dopo di loro.
Molti di questi amici della costituzione, infine, vorrebbero riportare l’america a epoche e culture che esistono soltanto nella finzione. Un estremista libertario sa che si tratta di un’idea tarata, e che l’unico modo per avere una vera libertà passa dall’abolizione della costituzione. Per rifare tutto da zero.