[Di Logan Glitterbomb. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 30 luglio 2016 con il titolo The Real Sons of Anarchy. Traduzione di Enrico Sanna.]
Un giovane motociclista siede con le spalle contro un muro ricoperto di graffiti in un sentiero al confine del Nevada, il viso affondato in un taccuino. Si chiama Jax Teller ed è vicepresidente del Sons of Anarchy Motorcycle Club – Redwood Original, o SAMCRO, e sta leggendo le memorie di suo padre:
La prima volta che ho letto qualcosa di Emma Goldman non è stato in un libro. Avevo sedici anni, e andavo lungo il confine del Nevada. C’era una sua citazione in rosso su un muro. Quando vidi quelle parole fu come se qualcuno me le avesse strappate dalla testa.
“Anarchismo… significa liberazione della mente umana dal dominio della religione… liberazione del corpo dal dominio della proprietà; liberazione dai ceppi, dalle catene dello stato. Significa ordine sociale basato sulla libera unione tra individui.”
Il concetto era puro, semplice, vero. Mi ispirò. Accese il fuoco della ribellione, finalmente appresi la lezione che la Goldman, Proudhon e altri avevano appreso: che la vera libertà richiede sacrificio e sofferenza. La maggior parte degli uomini crede solo di volere la libertà. In realtà vogliono le catene dell’ordine sociale, leggi severe, materialismo. L’unica libertà che vogliono è la libertà di stare comodi.
Vedete, il nome Sons of Anarchy (Figli dell’Anarchia, es) non fu scelto a caso. Fu una riflessione basata sulla concezione che suo padre aveva del club motociclistico come uno dei primi nove: i nove che compaiono nel primo capitolo. Un gruppo di disillusi veterani del Vietnam senza obiettivi che vivono la vita controcorrente, uniti da un legame forte fatto di aiuto reciproco e solidarietà, alla ricerca della libertà in un mondo che ne è privo. Ma J. T. capiva che la sua visione di una “comune della Harley” era lentamente erosa dal crimine e dalla violenza.
Certo ora Sons of Anarchy è solo una serie televisiva, ma evidenzia i punti in comune tra anarchia e cultura motociclistica e il fatto che un Club Motociclistico (MC) possa, data la giusta prospettiva, assumere le forme di una comune anarchica. E se in Grecia vediamo branchi di motociclisti con le bandiere rosse e nere che danno la caccia ai membri di Alba Dorata e altri gruppi fascisti, in America quelli che si avvicinano di più a loro sono i Bastards MC della Carolina del Sud. Autoproclamatosi unico MC antifascista d’America, i Bastards sono un insieme variegato di ex appartenenti all’uno percento, motociclisti e punk rocker di ogni colore, sesso e orientamento sessuale che intendono lottare contro la percezione diffusa che tutti i motociclisti siano bigotti.
Con un nome ispirato ai nazisti di Quentin Tarantino, gli Inglorious Bastards (Bastardi senza Gloria, es) sono famosi per le incursioni ai raduni del Ku Klux Klan e dei neonazisti, dove fanno a botte e mettono in fuga i bigotti. Quando vengono attaccati di rimando, ricorrono ad armi improvvisate come il lucchetto legato alla bandana, la loro preferita di sempre. Come gruppo, stanno dalla parte del movimento Black Lives Matter, combattono il sessismo, il classismo e chiunque, nel mondo della moto e nella società, odi chi ha un orientamento sessuale non ortodosso. La loro pagina su facebook è tappezzata di immagini in cui il club festeggia con componenti del gruppo punk Millions of Dead Cops (Milioni di Poliziotti Morti, es) e altri MC; e poi citazioni anticapitaliste di Stokely Carmichael e altri estremisti, e annunci di raduni importanti. Probabilmente, Hunter S. Thompson sarebbe orgoglioso.
Quest’ultimo, noto giornalista eccentrico, passò vari mesi in moto con gli Hell’s Angels verso la metà degli anni sessanta. Dall’esperienza ricavò un articolo pubblicato su The Nation con il titolo Bande Motociclistiche: Outsider e Perdenti. Il pezzo diventò poi un libro: Hell’s Angels: The Strange and Terrible Saga of the Outlaw (Angeli dell’Inferno: La Saga Strana e Terribile dei Fuorilegge, es).
Vale la pena riflettere sull’interesse suscitato dagli Angels. A differenza di altri gruppi ribelli, gli Angels non sperano più nel cambiamento del mondo. Dànno per assunto, con buona evidenza, che chi gestisce la macchina sociale non abbia bisogno di motociclisti; per questo accettano la loro condizione di perdenti. Ma invece di perdere in silenzio, uno dopo l’altro, si sono uniti sulla base di una certa incurante lealtà e sono usciti dal paradigma, nel bene e nel male. Forse una risposta non l’hanno, ma almeno camminano ancora con i loro piedi. Una sera, più o meno a metà di uno dei loro incontri settimanali, pensai a Joe Hill mentre andava a fronteggiare il plotone d’esecuzione nello Utah e diceva le sue ultime parole: Non siate tristi, organizzatevi. Di sicuro nessuno degli Hell’s Angel ha mai sentito parlare di Joe Hill né saprebbe distinguere un membro degli Industrial Workers of the World (movimento operaio americano, es) da una vipera, ma l’atteggiamento è molto simile. Gli Industrial Workers avevano schemi ben definiti per la società, mentre gli Hell’s Angels vogliono solo sfidare la macchina sociale. Gli Hell’s Angels non prendono neanche in considerazione l’edificazione di un mondo migliore, ma reagiscono contro il mondo in cui vivono con la stessa convinzione anarchica e paralegale che attirò sugli Industrial Workers l’ira dell’establishment. Li accomuna lo stesso patto suicida, lo stesso genere di rituali interni e gli stessi nomi in codice, e soprattutto la stessa sensazione di una guerra costante contro un mondo ingiusto.
Molti estremisti di sinistra a quei tempi erano coscienti di queste somiglianze (forte legame solidale, aiuto reciproco, rigetto dell’autorità) e si fecero un immagine irreale degli Angels.
La grande fama degli Hell’s Angels, figlia dell’ampiamente pubblicizzata ribellione studentesca di Berkeley, fu interpretata presso le cerchie intellettual-liberal-estremiste come il richiamo ad un’alleanza naturale. E poi l’atteggiamento aggressivo e antisociale (la loro alienazione, per così dire) degli Angels attirava tremendamente il più delicato temperamento di Berkeley. Studenti che a malapena riuscivano ad avere abbastanza coraggio da firmare una petizione o rubare una caramella erano affascinati dal fatto che gli Hell’s Angels mettevano sottosopra intere città per prendere ciò che volevano. Cosa importantissima, gli Angels avevano fama di persone che sfidavano la polizia e rifiutavano l’autorità, e per uno studente estremista frustrato questa era indubbiamente un’immagine potente. Questi non avevano né teorie né canzoni né citazioni, ma chiasso, muscoli e palle quadrate.
Certo, contrariamente a quello che questi ingenui attivisti credevano degli Angels, gran parte della loro politica era l’esatto opposto, e questo li sorprese quando diversi Hell’s Angels assalirono quelli che a Berkeley protestavano contro la guerra di Vietnam.
La differenza tra uno studente estremista e un Hell’s Angel è che lo studente si ribella al passato, mentre l’Angel lotta per il futuro. L’unico punto in comune è l’odio verso il presente, verso lo status quo.
Ma anche se le loro visioni non corrispondevano a quelle degli Angels o di gran parte dei MC, non per questo erano irrealizzabili. Molti MC sono già coinvolti in attività apolitiche di beneficenza, dalla lotta contro il cancro a Bikers Against Child Abuse (Motociclisti Contro gli Abusi sui Bambini, es), arrivando purtroppo anche a Bikers for Trump (Motociclisti per Trump, es). Ma tutto ciò dimostra come i MC possano operare in maniera simile ai gruppi anarchici omogenei che pianificano e portano avanti l’azione diretta. L’opera dei Bastards Anti-Fascist Action riecheggia tutto ciò. I MC, inoltre, fungono anche da società di mutuo soccorso per soci e famiglie. Di norma i MC sono molto uniti. Solidarietà, mutuo soccorso e condivisione sono la norma tra i soci. Thompson se ne rese conto in prima persona con il caso della birra. Quando arrivò ad un party con un’auto piena, ognuno si servì liberamente senza chiedere nulla. Quando finì la sua birra cominciò a prendere dalle scorte degli Hell’s Angels.
I fuorilegge non ci facevano caso. Che loro si servissero della mia birra o io della loro non faceva differenza. Alla fine della settimana avevo consumato tre o quattro volte quello che avevo portato con me… e ancora oggi, ripensando ad un anno di bevute con gli Angels, credo di averli fregati. Nonostante la svastica usata come feticcio, le relazioni economiche tra gli Angels rasentano il comunismo puro: ognuno secondo le sue possibilità e ad ognuno secondo i suoi bisogni. Il momento e lo spirito dello scambio sono tanto importanti quanto la quantità. Anche se dichiarano di ammirare il sistema della libera impresa, tra loro non possono permetterselo. La loro etica è più del tipo Chi ha, condivide. Niente di scritto o dogmatico: è che proprio non possono fare altrimenti.
Se alcuni club motociclistici sarebbero alleati incerti di un movimento libertario, gruppi come i Bastards dimostrano che non è impossibile essere allo stesso tempo estremisti e motociclisti, e che in effetti le due parti possono completarsi a vicenda. I Bastards rappresentano la visione, propria degli ex studenti estremisti, di ciò che gli Hell’s Angels avrebbero potuto essere se avessero avuto uno spirito più ragionato e antiautoritario; a loro può ispirarsi chi vuole farsi avanti e imitarli. Continuate la vostra corsa, estremisti su due ruote, abbiamo bisogno di voi.